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Come si ricorderà sulla misura restrittiva si era espressa favorevolmente la giunta per le autorizzazioni di palazzo Madama, prima che entrasse nel vivo la votazione sulle riforme istituzionali. Un voto che aveva innescato un mare di polemiche e creato diverse tensioni anche all’interno del Nuovo centrodestra. I calabresi, guidati da Tonino Gentile, avevano chiesto ad Angelino Alfano di produrre lo stesso sforzo, in termini di moral suasion, sul premier Renzi che si era registrato in occasione del voto su Azzollini, altro senatore Ncd finito sotto la lente dell’Autorità giudiziaria e per il quale si era arrivati al voto contrario.
La situazione particolarmente spinosa venne risolta con la decisione assunta dallo stesso Renzi di posticipare la votazione sul caso Bilardi rispetto a quella sulla riforma del Senato, ormai arrivata in porto. La votazione sul senatore calabrese avrebbe dovuto essere messa in calendario entro la seconda metà del mese di ottobre. Ancora oggi, però, nulla è dato sapere in merito, così come hanno recentemente denunciato i grillini, sempre attentissimi a questo genere di vicende.
Insieme a questo ritardo si registra una ripresa della stessa attività politica da parte di Bilardi che insieme ai big del Nuovo centrodestra calabrese firma note stampa per chiedere alla giunta regionale guidata da Oliverio l’auspicato cambio di passo, ad un anno dalle elezioni.
Tutti segnali che testimoniano l’iperattività del gruppo dei calabresi, rinfrancati anche dall’assoluzione di Piero Aiello, impegnatissimi nel trovare una precisa collocazione politica in vista dei prossimi e complessi appuntamenti elettorali. Tonino Gentile non ha sciolto ancora le riserve e tenta di mantenersi equidistante da tutti. Non ha rotto con Alfano, continua il dialogo con il Pd, ma anche con il gruppo di Verdini e con Forza Italia, tentando di sfruttare al massimo il peso specifico dei voti in grado di condizionare a palazzo Madama e che possono tornare sempre utili al premier Renzi. Voti tra i quali va ancora inserito pure quello di Nico D’Ascola, avvocato reggino vicinissimo a Gaetano Quagliariello che ancora non ha deciso di seguire fuori dal partito l’ex coordinatore nazionale.
Un atteggiamento che segue lo stesso schema anche in Calabria dove gli alfaniani alternano bastone e carota nei confronti dell’amministrazione regionale di centrosinistra, alla quale non hanno però fatto mai mancare il sostegno dei propri consiglieri regionali nel momento del bisogno.
Il nodo legato alla situazione del senatore Bilardi, dunque, potrebbe avere un peso dirimente rispetto alle decisioni del gruppo calabrese e, probabilmente, anche sul futuro del partito di Alfano che negli ultimi mesi ha visto fuoriuscire in maniera costante big e attori principali della sua stessa fondazione.
Riccardo Tripepi