VIBO VALENTIA - Un buco di 40 milioni di euro di debiti fuori bilancio, 35 dei quali certificati. Il dissesto finanziario, i vincoli del patto di stabilità, le inchieste, le proteste, i malumori dei dipendenti, le perplessità dei cittadini. Benvenuti alla Provincia di Vibo Valentia, simbolo di sprechi e di cattiva amministrazione.

 

Clientelismo ed esuberi. Se fosse un’impresa privata sarebbe già fallita. Nonostante il default e i vincoli dettati da Roma e Bruxelles, il biennio di gestione commissariale è riuscito a riequilibrare i conti e mettere un po’ di ordine tra entrate ed uscite. Chi verrà dopo di Mario Ciclosi dovrà comunque affrontare il problema principale, quello del personale in eccesso che pesa per circa il 70% sul bilancio. Sono 380 i dipendenti della Provincia di Vibo Valentia benché la pianta organica ne preveda al massimo 260. Un esubero di 120 unità con un’aggravante: sono solo 77 i dipendenti assunti per concorso. In termini assoluti la Provincia paga annualmente circa 15milioni di stipendi su un bilancio complessivo di 25. E all’alto costo del lavoro non corrispondono servizi efficienti. Chiedere ai cittadini per credere. Altro esempio: nel settore della viabilità e dell’edilizia, l’unico dirigente rimasto in carica l’architetto Giacomo Consoli, ha a disposizione 110 collaboratori. Di questi solo 13 sono gli operai cantonieri inviati sulle strade provinciali per gestire i 980 chilometri di competenza dell’ente. Un operaio ogni 75 chilometri. E gli altri? Tutti negli uffici.

 

Mutui e sprechi. L’altra parte del bilancio viene consumata per pagare le rate dei mutui accesi nell’ultimo decennio, ben 84 con il credito sportivo,  circa 17 milioni di euro per finanziarie la costruzione di cattedrali nel deserto come il palazzetto dello sport di Monte Poro, e 70 con la cassa depositi e prestiti, circa 15 milioni di euro per acquistare palazzi al doppio del loro valore reale. In tempo di vacche grasse, insomma, si è preferito, con poca lungimiranza, fare la cicala. E adesso che i soldi sono finiti e i trasferimenti statali praticamente nulli è tempo di spending review, tagli e mobilità, uniche vie d’uscita per evitare la bancarotta.