VIBO VALENTIA - Eclatante protesta di un testimone di giustizia che stamattina, durante il processo  in corso al tribunale di Vibo Valentia nei confronti di otto presunti esponenti della cosca della 'ndrangheta dei Tripodi accusati a vario titolo di associazione mafiosa, appalti truccati, estorsioni, usura ed armi, si è rifiutato di rispondere al Pm. "Non intendo rispondere - ha detto con fermezza Luigi Guglielmo Farris  - perché mi sarei aspettato un trattamento diverso dall'apparato statale".

L’attesa del risarcimento -  Alla base del gesto, il mancato risarcimento  per le sue aziende ormai chiuse. Indennizzo che attende "da oltre dieci anni" dallo Stato. "Non ho avuto alcun contributo - ha detto Farris - e sono stato sballottato a destra e a manca senza mai dire nulla. Mi sarei aspettato un atteggiamento diverso da parte dell'apparato dello Stato, ma non è accaduto nulla. E allora ho deciso di cambiare modo di fare. Il Servizio centrale conosce la mia situazione. La Prefettura di Catanzaro aveva fornito parere positivo al risarcimento, ma la struttura dedicata a tal fine non ha dato seguito".

IL Pm riporta la calma - L'opera di convincimento del pm distrettuale Pierpaolo Bruni, il quale si è preso in carico l'impegno di interessare il Servizio centrale operativo, ha comunque convinto Farris a tornare sui suoi passi e l'udienza è potuta proseguire regolarmente.