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VIBO VALENTIA - Sei assoluzioni piene e due condanne lievi. Si chiude così il processo che vedeva alla sbarra esponenti di primo piano dei Soriano di Filandari. Nell’aula bunker del nuovo tribunale di Vibo Valentia il verdetto del emesso dal giudice Fabio Regolo arriva dopo sei ore di camera di consiglio, non riconosce l’associazione mafiosa e smantella l’impianto accusatorio costruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
Liberi. Esultano gli otto imputati e l’intero collegio difensivo che vede accolte quasi tutte le richieste al termine di un dibattimento in cui non sono mancate le polemiche, i colpi di scena e i toni particolarmente accesi. Assolti Gaetano Soriano che lascia quindi il 41 bis e torna in libertà, Francesco Parrotta, Rosetta Lo Preiato, Graziella D’Ambrosio e Graziella Silipigni. Sei assoluzioni perché il fatto non sussiste o perché il fatto non costituisce reato. Immediata la scarcerazione. Restano dietro le sbarre gli unici due condannati Leone e Giuseppe Soriano.
Verdetto soft. Nella sua requisitoria il pm Simona Rossi aveva chiesto complessivamente 107 anni di reclusione e 88 mila euro di multa. Richieste pesantissime con pene variabili tra i 6 e 22 anni di carcere. Completamente diversa la sentenza con sette anni e quattro mesi totali inflitti ai due condannati e appena 2000 euro di multa. Il collegio ha quindi comminato un anno e 8 mesi a Leone Soriano, considerato dagli inquirenti al vertice della cosca e ristretto in regime di 41 bis. La pena più pesante è stata inflitta al nipote Giuseppe Soriano, condannato a 5 anni e 6 mesi di carcere per la vicenda relativa al bar "Il Pasticcino". Riconosciuta l’estorsione e disposto il risarcimento del danno a carico del titolare Domenico Deodato. Rigettata da parte del tribunale la richiesta del pm della trasmissione degli atti alla Procura per procedere per falsa testimonianza nei confronti di diciotto testimoni.