Da ministro dei Lavori pubblici realizzò l'autostrada Salerno-Reggio Calabria collegando l’intera regione al resto dell’Italia e garantendo alla città dei bruzi uno svincolo per favorirne la crescita
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Vecchio leone o più semplicemente re di una città che i sovrani non li ha mai digeriti. Giacomo Mancini fu per Cosenza punto di riferimento politico, culturale e sociale. Antifascista nell’indole, segretario del partito socialista, più volte ministro, tre volte sindaco, ha amato la sua terra al punto da porla al centro dello sviluppo dell’Italia nei favolosi anni 60.
Da ministro dei Lavori pubblici realizzò l’autostrada Salerno-Reggio Calabria collegando l’intera regione al resto dell’Italia e garantendo a Cosenza uno svincolo per favorirne la crescita. Deputato per più di dieci legislature, Giacomo Mancini è una figura gigantesca che campeggia nella storia della Repubblica.
Dopo esserlo stato pochi mesi nel 1985, nel 1993 venne eletto sindaco di Cosenza, alla testa di alcune liste civiche non collegate ai partiti tradizionali. Un capolavoro politico frutto di un’alleanza tra gruppi e associazioni eterogenee. In quell’anno, però, prese il via la sua vicenda giudiziaria, quando alcuni pentiti lo accusarono di presunti rapporti con cosche mafiose del reggino e di Cosenza. Mancini respinse sdegnosamente le accuse che gli venivano rivolte e, dopo un lungo iter giudiziario, nel 1999 fu assolto “perché il fatto non sussiste”.
Nel mentre venne rieletto rieletto sindaco al primo turno nel 1997, sostenuto anche dalla coalizione dell’Ulivo. Dalla metà degli anni ’90 fino alla sua morte avvenuta nel 2002 la città da egli amministrata completò un percorso di sviluppo infrastrutturale e visse un fiorente periodo di attività culturale. Al suo funerale garofani e bandiere rosse si levarono al cielo come nella migliore tradizione.