Il giornalista sportivo si è raccontato a Paola Bottero, direttore strategico del Gruppo, in una divertente puntata del format in onda ogni martedì alle 21. L’amore per il “pallone” è stata una folgorazione nato per caso con una battuta del suo vicino di casa
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Francesco Repice è nato a Cosenza ma, ha girato in lungo e in largo lo stivale per il lavoro di suo papà, con il cuore in Calabria, ha raccontato la sua esperienza romana, la parentesi lecchese, dove si sentiva un pesce fuor d’acqua, per poi far ritorno a Roma, per gli studi universitari, casualmente nello stesso palazzo doveva aveva passato la sua infanzia.
«L’amore per il calcio quando è nato? Appena sei arrivato a Roma?» chiede Paola Bottero, direttore strategico del gruppo Pubbliemme – Diemmecom, viaCondotti21 e LaC Network, Repice ribatte scherzosamente: «Da prima, da quando sono venuto al mondo, forse anche prima che nascessi».
Classe 1963 ha il suo primo contratto come praticante dopo un intervento durante un comizio politico. L’iconica voce di “Tutto il calcio minuto per minuto” si lascia ai racconti di un’infanzia gitana, padre ferroviere, concepito a Napoli, nato a Cosenza, cresciuto in parte tra Roma e Lecco.
«La mia prima partita è stata Roma - Lazio. Ero abituato a vedere le partite in tv in bianco e nero, avevo circa 5 anni, ed entrando allo stadio sono stato subito abbagliato dal verde del campo, dai colori delle bandiere e delle persone. Quel rumore di sottofondo che ti prende dentro e non ti molla più per il resto della vita, le urla dei gol».
Come dimenticare le urla dei goal, come l’ultimo rigore di Donnarumma e l’urlo del giornalista: «Siamo, siamo, siamo campioni d’Europa. Il tricolore sventola sul tetto d’Europa» con quel distintivo orgoglio italiano che gli ha fatto dire «abbiamo vinto noi». Ricordi impressi nella memoria che il giornalista, con il suo raccontare intenso e accorato, riesce a far vivere anche allo spettatore, in un crescendo di emozioni, come quell’urlo, nel 2010, durante l’indimenticabile finale Inter - Bayern, un 2 - 0 che valse all’Inter la prima Coppa dei Campioni.
Paola Bottero non è da meno e partono i ricordi: «Mi hai fatto venire in mente la prima volta che sono andata allo stadio a Torino», dice il direttore strategico. «Sono uscita con questo tremore addosso, mentre i tifosi battevano c’era tutto lo stadio che si muoveva con questo effetto di diaframma, respiravi la stessa aria in tutto lo stadio, c’era proprio una comunanza di emozioni».
Lo stadio che livella, la curva che rende tutto orizzontale, anche visioni diametralmente opposte si appiattiscono in un’unica fede, si è tutti insieme e tutti uguali, accumunati da una sola “fede”. Lo stadio diventa uno dei pochi posti in cui si è tutti insieme. Questa fede ha ovviamente dei risvolti negativi.
«Citando Gianni Brera: se tu riunisci ogni domenica pomeriggio più di 50.000 persone, che la pensano diversamente l’uno dall’altro, che ci sia solo qualche scazzottata è un miracolo», dice Repice. «Questo miracolo è un linguaggio universale, come la musica. Pensa come è potente questo linguaggio».
Un vis à vis che profuma di prato, colorato di bandiere di ogni squadra, sportivo, accorato e spensierato. Una passione portata avanti con professionalità, che ha fatto “sentire” lo stadio a tutti noi.
Venticinque minuti di puntata che si sono conclusi con l’emozione del novantesimo, che non poteva essere un consiglio per i più giovani che si approcciano a questo lavoro: leggere. «Una parola vi può salvare, leggete tutto quello che vi capita, se conoscete bene una parola la potete usare. Leggete, sempre».
Vis-à-vis va in onda ogni martedì alle 21 su LaC Tv, canale 11 del digitale terrestre, canale 411 TvSat e 820 di Sky. La puntata sarà disponibile su LaC Play.