Cori, striscioni e tanta rabbia ad animare la manifestazione di questa sera nella città dello Stretto dove in tanti si sono ritrovati per protestare con la Figc: «Fanno giocare chi ha debiti milionari ed escludono noi che abbiamo messo i conti a posto?»
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Facce tese e volti preoccupati: l’ennesima estate di passione della Reggina passa anche dal pacifico raduno di un migliaio di tifosi amaranto in un caldissimo lunedì di metà estate. Sul piatto c’è, ancora una volta, il futuro della squadra dello Stretto, e in piazza, ancora una volta, c’è la gente di Reggio.
Come l’anno scorso dopo l’arresto dell’imprenditore col catamarano, come due anni prima con i creditori che bussavano alla porta della società di via delle industrie un giorno si e l’altro pure. Una tarantella di emozioni che non ha stroncato un popolo innamorato della sua squadra ma che ne ha minato molte delle certezze.
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Ci sono i cori e i torcioni degli ultras a colorare piazza Duomo, e a stemperare, almeno per un paio d’ore, la paura di essere cancellati dal mondo della pedata italiana. Famiglie, bambini avvolti nelle bandiere, anziani: la Reggina non è solo una faccenda per ultras soprattutto in una città dove il calcio resta(va) una delle poche certezze. C’è il presidente federale Gravina nel mirino della piazza, ma sono tanti, a denti stretti, a inveire contro una società che si era presentata come l’ancora a cui aggrapparsi e che, con le sue cervellotiche scelte, ha portato la stessa società sull’orlo del baratro. E se, almeno ufficialmente, non si tratta di una manifestazione di protesta ma di supporto alla Reggina, nel cuore della piazza i sentimenti sono contrastanti.
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Più il tempo passa, più il rischio cresce. «Io onestamente non mi spiego – dice un signore sulla sessantina che indossa la maglia della mancata Serie A della banda Scala – come è possibile che ammettono squadre con debiti milionari e cancellino noi che debiti non ne abbiamo più e che abbiamo fatto un accordo con lo Stato approvato da un tribunale. Mi sembra evidente che la decisione è politica. La nostra città non conta più niente».
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E se in un primo momento, il sindaco facente funzioni di una città che si ritrova senza il suo primo cittadino eletto da più di un anno era stato consigliato di allontanarsi senza rilasciare dichiarazioni, dal palco improvvisato sotto il sagrato del duomo, è il parlamentare forzista Cannizzaro a calmare gli animi e a cercare di rassicurare la piazza assicurando l’appoggio di tutta la politica reggina per l’ennesima vertenza che vede la città con il cappello in mano. Verso le otto la manifestazione si scioglie pacifica: Reggio si è stretta ancora attorno alla sua squadra di calcio. Speriamo che serva.