Luca Arnaù, direttore di LaCityMag, ha toccato la Calabria con il booktour del suo ultimo romanzo, Gli Arcani di Leonardo, edito da AltreVoci. Un giallo-thriller ambientato nella Firenze del tardo Quattrocento, che vede un Leonardo da Vinci inedito calarsi nei panni di detective.

«Finalmente a Cosenza, che è una città bellissima che non conoscevo» racconta Arnaù dagli studi di Cosenza Channel. «Finalmente sono qua, finalmente sono a casa, finalmente sono dove io lavoro, perché in realtà io lavoro a Milano, ma con il cuore qua in Calabria».

Con Gli Arcani di Leonardo si conclude una trilogia iniziata nel 2021 con Le Dieci Chiavi di Leonardo e proseguita con L'Enigma di Leonardo. Tre storie autonome che seguono le indagini di un giovane Da Vinci, poco più che ventenne, alle prese con crimini efferati nella Firenze del Rinascimento. «Leonardo è sempre stato un mito assoluto. Volevo sfatare l'immagine classica del vecchietto curvo che dipinge la Gioconda» spiega Arnaù. «In realtà, era bello, alto, con capelli lunghi, barba bionda e occhi azzurri. Non è diventato subito il genio che tutti conosciamo: all’inizio era un giovane molto inquieto».

«Dal 1476 per quattro anni non produce nulla: né opere né dipinti. È un periodo complicato, rischia il rogo per un'accusa di sodomia, una storia sordida che lo segna profondamente. Ne esce grazie a una botta di fortuna, ma resta sbalestrato da questa vicenda.»

Da qui l’idea di trasformarlo in un investigatore ante litteram. «Volevo mostrare un lato inedito del personaggio» rivela Arnaù. Un’intuizione vincente, tanto che «i diritti per una serie Tv sono già stati acquistati. Speriamo bene, le trasposizioni filmiche sono sempre un rischio per chi ha scritto la storia. Vedremo».

Non è la prima volta che Arnaù si confronta con il crimine. Da giornalista di lungo corso ha avuto modo di incontrare due dei più noti serial killer italiani: Donato Bilancia e Maurizio Minghella, detto “Travoltino”. «Donato Bilancia cambiava sempre modalità di delitto, quindi era difficile ipotizzare che si trattasse di un serial killer che di solito lascia tracce e segue uno schema. Ci è voluto il genio di quello che era l'allora capitano Ricciarelli, che era un capitano dei Carabinieri giovane e molto in gamba, che è riuscito a capire per primo che la mano dei delitti era la stessa. Alla fine l'hanno acciuffato perché non pagava l'autostrada: lui usciva con questa macchina nera dal Telepass senza pagare e sempre in occasione dei vari delitti. Quando lo incontrai mi disse: "Se esco, uccido ancora"». Minghella, invece, ha avuto su Arnaù un effetto anomalo. «È un manipolatore abile: durante un’intervista mi convinse della sua innocenza, nonostante le prove schiaccianti».

Dopo la trilogia su Leonardo, Arnaù è pronto a voltare pagina e dedicarsi a nuove avventure letterarie. «Sto lavorando a una storia su Vlad Tepes, il Dracula originale, e a un romanzo sul viaggio di ritorno di Marco Polo dal Catai. Due personaggi affascinanti, con storie incredibili alle spalle».