Cerimonia di apertura al seminario arcivescovile "Pio XI" di Reggio. Il vescovo Varone: «Necessario istituire uffici di consulenza pastorale in ogni diocesi per accompagnare chi è in difficoltà»
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Il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Calabro ha aperto ufficialmente il nuovo anno giudiziario al Seminario Arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria. Un appuntamento ormai simbolico, che non si limita al bilancio delle attività svolte, ma vuole guardare oltre e diventare occasione per riflettere sulle sfide che attendono la comunità ecclesiale e civile.
«Il nostro compito», ha sottolineato Monsignor Vincenzo Varone, Vicario Giudiziale, «è quello di sostenere le famiglie ferite, dando loro non solo risposte giuridiche, ma anche speranza e rinnovata fiducia». Una missione che trova conferma nei numeri: 111 le cause concluse nel 2024, di cui 106 per nullità matrimoniale, con tempi medi di risoluzione pari a 16 mesi. Nonostante un leggero calo rispetto agli anni precedenti, il Tribunale Calabro si conferma tra i più attivi in Italia, dimostrando un impegno costante e un’attenzione particolare ai bisogni dei fedeli. «Ogni caso risolto rappresenta una nuova opportunità per ripartire», ha aggiunto.
Numeri e sfide del 2024
Il bilancio presentato dal Tribunale offre uno spaccato significativo dell’attività svolta. Le 111 cause decise comprendono sia processi ordinari sia 9 procedimenti Brevior, una procedura più rapida introdotta con la riforma di Papa Francesco per garantire maggiore celerità ai coniugi in difficoltà. Tra i principali motivi di nullità figurano il grave difetto di discrezione di giudizio (64,18%), l’esclusione della prole, l’indissolubilità del vincolo (13,51%) e l’errore sulle qualità della persona (6,08%). Questi dati mostrano come la varietà di situazioni affrontate rifletta la complessità delle relazioni contemporanee.
«Ogni caso risolto è un passo verso la riconciliazione e il bene delle persone coinvolte». Questo lavoro, sottolinea Varone, assume una dimensione ancora più profonda nell’anno giubilare, quando la giustizia canonica si fonde con il concetto di misericordia. «Il concetto di equità canonica assume un significato speciale», ha spiegato. «Non è solo giustizia, ma un atto di carità che mira a dare di più a chi ha più bisogno».
La cerimonia
La cerimonia di apertura ha visto interventi di rilievo che hanno arricchito la riflessione sui temi della giustizia ecclesiastica. Monsignor Fortunato Morrone, presidente della Conferenza Episcopale Calabra, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra Chiesa e istituzioni civili: «Il Tribunale è un ponte tra fede e giustizia, un luogo dove le persone possono trovare risposte concrete e accoglienza. Le persone che si rivolgono a noi cercano speranza, spesso provengono da situazioni difficili e meritano attenzione e misericordia». La centralità della persona e del suo vissuto è stata una costante nelle parole di Morrone: «La misericordia non significa ignorare la realtà o minimizzare le difficoltà. Il nostro lavoro cerca di risanare, difendendo il sacramento del matrimonio e considerando con rispetto il vissuto delle persone».
Monsignor Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e moderatore del Teic di Appello, ha invece posto l’accento sulla riforma del processo matrimoniale come espressione della vicinanza della Chiesa a chi soffre: «La conversione pastorale che Papa Francesco ci chiede si traduce anche in strutture giuridiche più accoglienti e rapide. Una regione come la Calabria, con la presenza del Tribunale di Appello, dimostra la volontà di essere vicina ai fedeli in difficoltà». Maniago ha elogiato l’armonia della squadra che opera nel tribunale: «Una squadra affiatata che, con il suo impegno, permette di offrire un servizio utile e tempestivo. Ogni causa conclusa non è solo una sentenza, ma un gesto di speranza».
Di particolare interesse la prolusione del prof. Domenico Bilotti, docente di Diritto canonico presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, che ha evidenziato come il dialogo tra diritto civile ed ecclesiastico risulti fondamentale per affrontare le sfide contemporanee. «La collaborazione tra i due ordinamenti rappresenta una barriera efficace contro gli abusi, soprattutto in momenti di crisi sociale – evidenzia Domenico Bilotti, docente di Diritto canonico presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro –. Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una svalutazione del vincolo matrimoniale, spesso visto come un prodotto di consumo. Tuttavia, emergono anche spinte contro-tendenziali, una domanda profonda di legame autentico che il paradigma matrimoniale può ancora rappresentare».
Il ruolo della famiglia e le prospettive future
In un territorio come la Calabria, dove il valore della famiglia resta saldo nonostante le difficoltà economiche e sociali, il Tribunale Ecclesiastico assume un ruolo centrale. I dati del quinquennio 2020-2024 confermano una tenuta significativa dei matrimoni, con una diminuzione delle richieste di nullità solo del 18% per i processi ordinari e del 35% per i Brevior. «Dobbiamo investire nella formazione delle giovani coppie», ha dichiarato il vicario giudiziale Monsignor Varone, «istituendo uffici di consulenza pastorale in ogni diocesi, come richiesto da Papa Francesco, per accompagnare le famiglie ferite e promuovere una nuova cultura della relazione». La proposta di un supporto pre-giudiziale è stata accolta con favore, confermando la volontà di creare strutture più vicine ai fedeli.
In questa prospettiva, il Tribunale Calabro si pone come punto di riferimento per chi cerca comprensione e supporto. «Ogni sforzo compiuto per sostenere le famiglie», ha ribadito Varone, «rafforza il tessuto sociale ed ecclesiale della nostra regione».
L’inaugurazione dell’anno giudiziario si è conclusa con un messaggio di speranza, simbolo di un impegno costante verso le comunità. «Il nostro compito è seminare fiducia e futuro», ha ribadito Monsignor Morrone, «perché solo accogliendo e sostenendo i più fragili possiamo realizzare la missione della Chiesa. Ogni caso affrontato rappresenta una vita che cerca risposte e soluzioni, un cammino di rinascita».
Un approccio, fondato su misericordia e concretezza, unito alla volontà di rispondere sempre meglio alle esigenze dei fedeli. «La speranza non è un concetto astratto, ma una responsabilità che richiede impegno e azione», ha concluso Monsignor Morrone, sottolineando che il lavoro del Tribunale non solo tutela i sacramenti, ma rafforza il tessuto sociale e spirituale della regione.