Chili Obando, direttore diocesano della Caritas di Río Gallegos, Santa Cruz nella Tierra del Fuego, ha scritto la più bella ‘preghiera’ di ringraziamento dedicata a Papa Francesco. Un ‘ti odio’ che è più potente di mille ti amo. Una poesia che più di ogni altro discorso, attraversa il pontificato di questo papa che “come il pazzo d’Assisi”, non gli importava piacere al potere, ma correva sempre ad abbracciare gli ultimi, gli emarginati.

Ti odio Francesco
di Chili Obando


Ti odio, Francesco, perché non sei stato un Papa, sei stato uno scandalo.
Perché quando tutti aspettavano un monarca, tu sei apparso con odore di strada e di Vangelo.
Ti odio perché sei sceso dal trono di Pietro e sei salito sull’autobus con noi.

Ti odio perché non volevi vivere in un palazzo.
Perché hai voluto una piccola stanza a Casa Santa Marta, come se l'umiltà fosse l'unica corona che ti interessasse.
Ti odio perché mangiavi con gli operai e non con i principi della chiesa.
Perché hai aperto le porte del Vaticano e fatto entrare il fango dell'umanità.

Ti odio perché ti chiami Francesco, come il pazzo di Assisi. E i pazzi, Francesco, ci sconvolgono l'anima.
Ci fanno vedere che l'amore non è comodo, diplomatico, tiepido.
Ti odio perché non hai parlato come un Papa, hai parlato come un nonno saggio che accarezza con le parole e scuote con l'esempio.

Ti odio perché prima eri Jorge. Quel prete della metropolitana, del mate condiviso, dei piedi lavati nelle ville.
Ti odio perché non ti importava di piacere al potere, ti importava che quel povero non cadesse dal mondo.

Ti odio perché hai messo in prigione centinaia di pedofili e cacciato cardinali corrotti, senza paura, senza calcolo.
Ti odio perché ti sei intestardito a pulire la casa dentro, e questo fa male.
Ti odio perché hai detto quello che nessuno voleva dire.

Ti odio perché non sei venuto in Argentina.
Perché ci hai lasciato con la voglia.
Perché ci hai costretti ad amarti a distanza, come si amano quelli che fanno male.

Ti odio perché sei un peronista.
E ti odio ancora di più perché non ti sei mai scusato per questo. Perché la tua politica era il Vangelo, e questo sì che è imbarazzante.

Ti odio perché ci hai chiesto di badare ai vecchi e ai bambini.
Perché ci hai fatto guardare i fianchi, quando preferivamo guardare in alto.
Ti odio perché ci hai tolto dalla comodità delle parrocchie e ci hai spinti ad uscire, a sporcarci, ad andare incontro.

Ti odio perché hai dato valore ai piccoli gesti.
A quel "buongiorno" al portiere, all'abbraccio che arriva prima dell’incontro.
Ti odio perché ci hai invitato a sognare sempre, ed è pericoloso. Perché quelli che sognano non si accontentano.

Ti odio perché hai fatto della misericordia la tua bandiera.
Perché hai aperto le porte del Giubileo e ci hai detto che il perdono è un diritto divino, non un premio di quelli buoni.
Ti odio perché hai abbracciato i detenuti, lavato i loro piedi e hai detto che nessuno è perso per sempre.

Ti odio perché a Lampedusa hai pianto per i migranti morti in mare.
Perché hai gettato fiori nell'acqua come chi chiede perdono per tutto quello che non abbiamo fatto.
Ti odio perché hai detto che il Mediterraneo si è trasformato in un cimitero e ci ha fatto male.

Ti odio perché non ti sei mai arreso.
Perché a 88 anni, sulla sedia a rotelle, continuavi a viaggiare, parlare, amare, denunciare.
Ti odio perché hai fatto più con un polmone solo che con tutto il corpo.

Ti odio perché hai nominato cardinali dalle periferie: dai quartieri, dalll'Africa, dall'Asia, dai confini della terra.

Ti odio perché ti sei rimboccato le maniche al Sinodo e hai ascoltato più di quanto hai detto.
Perché non hai avuto paura di aprire dibattiti, né che la Chiesa assomigliasse al popolo di Dio, con i suoi dubbi, le sue ricerche, le sue ferite.

Ti odio perché sei andato in posti dove nessuno andava.
Perché sei stato il primo Papa a mettere piede in Iraq.
Perché nelle Filippine hai riunito la folla più grande della storia, e non è stato per te, ma per la speranza che portavi.

Ti odio perché hai parlato al Campidoglio degli Stati Uniti e gli hai ricordato che anche gli immigrati hanno un volto e un nome.
Perché all'ONU non hai parlato di geopolitica, hai parlato di umanità.
Perché quando dicevi "no alla guerra", io sentivo che parlavi con me, non con i leader, ma con l'uomo comune che si era già rassegnato.

Ti odio, Francesco, perché mi hai fatto credere di nuovo che la Chiesa può assomigliare a Gesù.
Perché ci hai mostrato che il potere, se non serve, non serve a niente.
Perché ci hai lasciato una chiesa con odore di Vangelo, non di naftalina.

Ti odio perché sorridevi con gli occhi.
E questo disarma chiunque.
Perché in mezzo al fango,
in mezzo a tanta miseria e tanta paura,
Tu trovavi tenerezza.
E questo... anche questo salva.

Ti odio, Francesco
Perché hai abbracciato i gay,
la comunità LGTB,
coloro che sono sempre stati lasciati fuori.

Perché quando tutti gli voltavano le spalle,
Tu hai aperto le braccia.
E non gli hai chiesto come vivevano.
Ma gli hai chiesto se sapevano di essere amati da Dio.

Ti odio, Francesco
perché ti sei fatto amare con una forza brutale, una di quelle che non si dimenticano.
Perché ci hai mostrato che il vero amore imbarazza, disinstalla, esige.
Ti odio perché la tua morte non è assenza, è sfida.

Ti odio perché ora sei diventato un seme.
E i semi, Francesco , sappiamo già cosa fanno:
si seppelliscono, fanno male, spariscono...
e poi scoppiano nella vita.

Ma ora ti odio, Francesco, perché non posso più guardare il mondo senza chiedermicosa faresti se fossi qui

E la cosa peggiore, Francesco
è che mi hai lasciato con la risposta.

Ti odio, Francesco, perché hai imitato il Vangelo