Si parla di diavoli, perché il luogo è quello della sfida tra Sant'Elia e il demonio, ma non spuntano le corna ma il tetto di una discarica che da un certo posto proprio non se ne vuole andare. A trattenerla dalla giacca è la Regione Calabria che, incurante di disposizioni e sentenze e anche di leggi, sta andando avanti, a passo di panzer, per tenerla viva e attiva. Siamo a Melicuccà, in un giorno in cui la nebbia impietosamente copre una vallata solitamente splendida. Le telecamere di Dentro la Notizia, il format condotto da Pasquale Motta, oggi danno voce a un gruppo di sindaci e ambientalisti, che ha deciso di dichiarare guerra a Roberto Occhiuto. Ma non per questioni ideologiche, precisa qualcuno, ma per salvare la propria pelle. 

Acqua avvelenata?

Ma cosa sta succedendo da quelle parti? C'era una discarica posizionata dove una discarica non dovrebbe mai esserci: proprio a due passi da una falda acquifera che irrora un intero territorio costellato di abitazioni e campi coltivati, a un tiro di schioppo dalla Costa Viola e dal Parco d'Aspromonte. Ma cosa dice la legge sul tema? Dice, senza equivoci, che nessuno può costruire, né tantomeno attivare, una discarica se c'è il rischio che questa possa inquinare, per prossimità, acque potabili o destinate al consumo. Non è un'opinione, ma un dato di fatto cristallizzato nelle carte. E sulla stessa lunghezza d'onda si trova il Tar, davanti al quale è finita una pila di carte che voleva dimostrare che invece era tutto a posto e sicuro. 

A riassumere le puntate precedenti ci pensa il sindaco di Melicuccà, Giuseppe Ranuccio che racconta quello che ha scoperto, per puro caso, leggendo il Bur, cioè il Bollettino regionale. «Abbiamo letto lì che la Regione aveva rilasciato l'Aia, l'autorizzazione integrale ambientale, che era l'ultimo step prima di arrivare alla riapertura della discarica in questione. Ricordo che, ora come ora, la Regione è l'unico organismo che ha la competenza in materia, e per qualche ragione che non comprendiamo, sta difendendo insieme alla Città metropolitana, questo scellerato progetto».

«Il re va messo a nudo»

Ma Ranuccio teme che la questione non sia finita qui. «Confidiamo che il governatore raddrizzi la schiena e tuteli il territorio mettendo la parola fine, una buona volta, a tutta questa faccenda. In caso contrario - dice con tono fermo - se la Regione in forma criminale deciderà di andare avanti noi faremo ogni mobilitazione utile per vietare la riapertura della discarica». E affonda: «Vogliamo coerenza: un giorno il governatore Occhiuto fa le dirette facebook per dire che vuole tutelare il nostro mare e il giorno dopo rischia di inquinare l’acqua che beviamo. Il re va messo a nudo!»

Dove sono i soldi della bonifica?

Anche il sindaco di Sinopoli si associa al coro di no, così come quello di Sant'Eufemia e di Bagnara. Gianluca Maisano di Cittadinanza attiva Pellegrina, ribadisce l’intento di fare muro contro la Regione mentre Domenico Rositano, combattivo ambientalista, con un malloppo di carte sotto il braccio, ripercorre le tappe, procura per procura, della vicenda e del braccio di ferro con una Regione Calabria che sta lottando per una incomprensibile riapertura. «Una Regione questa - dice - che non ha investito sulla filiera della riconversione del rifiuto. Quel sito va riconvertito – tuona – vanno ritrovati i 15 milioni di euro che nel 2018 Oliverio e la sua giunta avevano stanziato per la bonifica. Dove sono andati a finire questi soldi?» si chiede.

Non è la sindrome del Nimby

Il giornalista di LaC Agostino Pantano, scaccia subito la possibilità che la posizione dei sindaci, possa classificarsi come sindrome da Nimby (not in my backyard, cioè "non nel mio giardino"). «Questa discarica non risolverebbe l'annoso problema dei rifiuti perché servirebbe a smaltire i rifiuti dell'inceneritore di Gioia». Ma questa, direbbe qualcuno, è un'altra storia.