L'arteria è chiusa da giugno 2021, a più di un anno dall'apertura del cantiere il consigliere regionale denuncia «ulteriori ritardi» nell'ultimazione prevista per il 12 novembre prossimo
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«Sembrano registrarsi ulteriori ritardi nella già travagliata vicenda che ha interessato la Ss283 delle Terme Luigiane chiusa nel giugno del 2021 a seguito del ripristino del Viadotto Val di Leto». È quanto denuncia, in una nota, il capogruppo del M5s in Consiglio regionale Davide Tavernise.
«Il completamento dei lavori per il ripristino strutturale e consolidamento del Viadotto Val di Leto – evidenzia – è previsto da Anas il 12 novembre 2023, ma a distanza di un anno dall’avvio dei lavori, iniziati dopo oltre 15 mesi dalla chiusura della strada, e a 15 giorni circa dall’ultimazione prevista, però, l’avanzamento dell’intervento è, per come riportato sul sito ufficiale di Anas, soltanto al 59,45%».
«Al tal proposito – fa sapere il consigliere regionale – ho inoltrato interrogazione al presidente della Giunta, Roberto Occhiuto, per sapere quali iniziative intende assumere la Regione Calabria, anche tramite opportune interlocuzioni con Anas, al fine di garantire il completamento dei lavori per la messa in sicurezza del viadotto Val di Leto nei tempi previsti, scongiurando altri inaccettabili ritardi e per arrivare, così, al più presto possibile ad un completo ripristino della percorribilità della Strada Statale 283 delle Terme Luigiane».
«Com’è noto – aggiunge Tavernise – la chiusura della strada per più di due anni ha provocato notevoli disagi ai cittadini residenti dell'ampio territorio e ai turisti, costretti a effettuare una deviazione di diversi chilometri in una strada alternativa non assolutamente adeguata al traffico veicolare caratteristico della Strada Statale 283. Frequentemente, infatti, la presenza di mezzi pesanti ha comportato gravi rallentamenti e, non di rado, addirittura il blocco del traffico. Troppo spesso gli autoarticolati o gli autobus si sono trovati costretti a compiere manovre assurde e pericolose per poter uscire dalle strettoie della carreggiata che ha caratterizzato il percorso alternativo. La discutibile tenuta del manto stradale di questa deviazione, poi, non garantisce e non ha garantito adeguate condizioni di sicurezza», conclude.