La superstrada che dallo svincolo di Tarsia dell’A2 porta a Corigliano-Rossano avrebbe dovuto più che dimezzare i tempi di percorrenza. Ma i lavori del primo lotto non sono ancora finiti
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Il cartello giallo con l’omino intento a lavorare e la scritta “Rallentare – area di cantiere” è ormai diventato parte del paesaggio. Avvolto dalla fitta vegetazione, dà il benvenuto su quella che dovrebbe essere la “nuova superstrada Sibari-Cosenza”. Solo che nuova avrebbe dovuto esserlo già almeno sette anni fa e di questo passo è inevitabile chiedersi quanti altri ne passeranno prima che la si possa chiamare “super”.
Gli annunci – e purtroppo da queste parti ci siamo abituati – promettevano fuochi d’artificio, ma al momento tutto quello che s’è visto è stato qualche tappo di spumante saltato e qualche nastro tagliato. Mentre un’altra estate corre veloce, ben oltre i trenta chilometri orari raccomandati su questo tratto di strada, e con settembre si avvicina il decennale dell’area di cantiere, per il quale si potrebbe pensare a un bel “yellow party”.
Giallo, come il cartello di benvenuto e gli altri che punteggiano gli otto chilometri tra lo svincolo di Tarsia sud dell’A2 e la diga, come le linee che corrono sull’asfalto dall’ormai lontano settembre 2011.
Una lunga attesa per cosa?
«Un’opera storica, che lascerà un segno nella nostra provincia», aveva detto il Mario Oliverio presidente della Provincia di Cosenza presentando la nuova infrastruttura che di lì a due giorni avrebbe visto aprire il cantiere.
Verba volant, si sa. Ma ogni tanto capita che tornino indietro e precipitino al suolo, con il tonfo secco dei macigni. Senza contare che l’esercizio di memoria è ormai reso semplice dal web che tutto inghiotte e tutto sputa fuori.
Ed eccolo allora, sul portale della Provincia, oggi come quel 21 settembre di dieci anni fa, un raggiante Oliverio dire ai giornalisti: «La Cosenza-Sibari è un’opera strategica sia nel suo senso assoluto di via che favorirà, facilitandoli, gli scambi commerciali tra le realtà economiche della Sibaritide e del comprensorio Corigliano-Rossano con quelle del comprensorio della Destra Crati fino all’area urbana Cosenza-Rende-Montalto-Castrolibero, che in qualità di importante tassello di un disegno più complessivo di sviluppo infrastrutturale, pianificato e in corso di realizzazione. Un quadro che in maniera sicura e rapida metterà finalmente in relazione i territori».
E vediamolo allora, questo quadro. Vediamo in quale maniera – sicura e rapida? – ha messo in relazione i territori.
Il primo lotto: l’inizio del nulla
Otto chilometri dallo svincolo di Tarsia sud dell’autostrada fino a poco oltre la diga. Trenta milioni di euro di investimento, conclusione dei lavori prevista entro tre anni e una promessa di abbattere i tempi di percorrenza del 50%. Ma c’è di più.
«La Cosenza-Sibari è pensata nell’ambito del più vasto progetto di collegamento che prevede un altro intervento dalla zona Carrefour in Zumpano sino a Tarsia e quindi da Tarsia sino a Cantinella di Corigliano. Una via che si muoverà sulla destra del fiume Crati, che alleggerirà il traffico sull’autostrada e che permetterà di raggiungere la città jonica, da quella capoluogo, in 22 minuti». Roba da far gongolare chiunque faccia spesso questo tragitto. Ma, gongolando gongolando, sono cambiate tante cose: il Carrefour a Zumpano non è più Carrefour, per esempio, e Corigliano è diventata Corigliano-Rossano. Una cosa non è cambiata: i tempi di percorrenza. Per andare da Cosenza alla tanto declamata terza città della Calabria bisogna sempre mettere in conto un’ora di viaggio: venti minuti di autostrada e poi un bel po’ di curve tali da mettere a dura prova gli stomaci più deboli.
Ma rubiamo al web qualche altra dichiarazione di Oliverio del lontano ma vicino settembre 2011: «È questa una componente essenziale della nostra idea di sviluppo. Una idea che poggia fortemente sulla valorizzazione piena delle potenzialità della Sibaritide, l’area che collega la Calabria tutta all’Est ed ai Balcani. Nella zona che la superstrada rende più vicina, c’è il porto di Corigliano e vi dovrà sorgere l’aeroporto, una infrastruttura che noi intendiamo realizzare mossi non da rivendicazioni campanilistiche ma da necessità oggettive. Al riguardo informo che è stato già definito lo schema di statuto della società di gestione e che nelle prossime settimane convocheremo i soggetti interessati per il suo esame concertato».
Di Mario in Mario
Non ci resta che piangere. La Sibaritide, nonostante la terza città della Calabria, soffre ancora di isolamento cronico, nell’attesa che al più presto si trovi una cura. Mario Oliverio – anche questo è cambiato da quel settembre 2011 – non è più presidente della Provincia di Cosenza, scranno dal quale è approdato a ben più alto scranno (quello di presidente della Regione Calabria) fino al 2020.
A succedergli, alla guida della Provincia, fu l’attuale sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. E di Mario in Mario passarono le forbici per il taglio dei nastri. Dopo quello della galleria “Cozzo Castello”, avvenuto in occasione dell’abbattimento dell’ultimo diaframma il 4 dicembre 2013 (la galleria e il contiguo viadotto sono ancora chiusi al traffico per un contenzioso con l’impresa esecutrice), il 10 novembre 2014 Occhiuto ha inaugurato il «nuovo tratto». Dietro il nastro, appena più di un chilometro di asfalto per cui festeggiare. E tre anni scaduti senza alcuna opera conclusa.
I lavori sul primo lotto sono dunque andati avanti tra ruspe, operai, sensi unici alternati, cumuli di materiale ai bordi della carreggiata, diversi mesi di chiusura al traffico e consequenziale saliscendi attraverso il centro abitato di Tarsia. Tutto questo per continuare a fare, dopo dieci anni, un’ora di macchina tra Cosenza e Corigliano-Rossano.
Certo, oggi la carreggiata per buona parte di quegli otto chilometri è sicuramente più ampia – fatti salvi gli avvisi di “bruschi restringimenti” ancora presenti – ma la linea gialla e il cartello sono lì a ricordare che il cantiere è ancora aperto e, mentre fa appena capolino il secondo lotto, la promessa del 2011 non è stata mantenuta e «l’opera storica» è diventata storia vecchia. E sai che novità.