Mentre procedono i lavori del terzo megalotto e si attendono quelli dei due tratti finanziati, più della metà della strada resta ferma al palo, con centri abitati attraversati nel mezzo e il volto di un secolo fa. Aspettando quei 15 miliardi di euro per il completamento che non ci sono
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Caschetti e gilet gialli, telefonini tra le mani e occhi puntati al braccio meccanico che divora la pietra aprendo il passaggio agli operai che, dall’altra parte del varco, arrivano salutando e sventolando bandiere: l’ultimo diaframma della canna sud della galleria Roseto 1 è stato abbattuto. WeBuild festeggia, e festeggia Anas, perché un altro tassello è stato messo. I lavori sul terzo megalotto della Statale 106, fa sapere la società del Gruppo Fs, hanno raggiunto un avanzamento del 57% a quasi quattro anni dall’avvio dei cantieri. Il nuovo tratto è infatti in costruzione da maggio 2020 quando, dopo una travagliata storia fatta di piccoli passi avanti e lunghi stalli, si è messo mano ai 38 chilometri di strada che collegano Sibari a Roseto Capo Spulico. Due carreggiate, 5 chilometri di gallerie naturali e 5 di gallerie artificiali, 7 chilometri di viadotti. L’opera, affidata al consorzio Sirjo del gruppo guidato da Pietro Salini, lo stesso che ha redatto il progetto del Ponte sullo Stretto, ha un costo totale di oltre un miliardo e 200 milioni di euro, con ultimazione prevista per agosto 2026.
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Un secolo dopo la sua nascita, la 106 fa i conti con un ammodernamento che avviene – quando avviene – a singhiozzo. Interi tratti sono ancora fermi a quel 1928 in cui la nuova strada ereditava, contestualmente alla creazione dell’Anas, il tracciato della vecchia Statale 86 Jonica. Un’unica carreggiata, stretta, che attraversa sventrandoli diversi paesi della costa affacciati sul mare da un balcone d’asfalto. Il paradosso di una strada contraddistinta dalla segnaletica blu delle extraurbane che passa tra le case e costeggia le piazze cittadine.
Cosenza, Crotone, Catanzaro e Reggio Calabria: quattro province unite da un’arteria che è un mostro a due teste. Da una parte il dramma di una viabilità disastrosa, dall’altro quello delle morti che solo negli ultimi dieci anni sono state più di 200.
I sindacati contro lo "spezzatino"
Una strada da rifare. Tutta e in tempi brevi. Niente soluzioni “spezzatino”, ammoniscono i sindacati che appena una decina di giorni fa hanno dato vita a una protesta lungo la 106 da cui si è levata cristallina la richiesta: l’ammodernamento diventi priorità nazionale. «Se ai calabresi si chiedesse “cosa volete tra 106, Alta velocità e Ponte sullo Stretto, sicuramente risponderebbero 106 o Alta velocità», queste le parole di Angelo Sposato, segretario regionale della Cgil, ai microfoni di LaC nel corso della trasmissione di approfondimento Dentro la Notizia.
Dentro la Notizia | La 106 come il Ponte o l’Alta velocità, l’appello dei sindacati perché l’ammodernamento diventi priorità nazionale
Non bastano i poco più di tre miliardi di euro stanziati nella legge di bilancio 2023 e tanto sbandierati dalle forze di centrodestra da Roma a Catanzaro. Per completare l’opera e mettere finalmente una pietra sopra a rivendicazioni e attese, di miliardi ne servirebbero 15. Che al momento non ci sono. «Negli ultimi 50 anni nessun governo regionale è riuscito a ottenere quello che ha ottenuto il mio governo regionale – replicava il presidente Roberto Occhiuto nell’intervista trasmessa durante la stessa puntata –. Non bastano, ma io sono impegnato a ottenere per la Calabria tutte le risorse possibili per lo sviluppo infrastrutturale».
Intanto, bisognerà accontentarsi dei tre miliardi. Dopo il terzo megalotto, dunque, sarà il turno del tratto tra Sibari e Catanzaro, diviso però in due tronconi che lasciano scoperta, al momento, la parte centrale tra Corigliano Rossano e Crotone. Una sfilza di centri abitati trafitti dalla 106. Si partirà con i 48 chilometri di Crotone-Catanzaro, che della torta dei finanziamenti prenderà una fetta di 2 miliardi e 530 milioni di euro, e si proseguirà con Sibari-Rossano, 34 chilometri per 975 milioni di euro. Cantieri al via nel 2025 e fine dei lavori prevista nel 2030.
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Progressi sì ma a un ritmo che, considerato nel quadro complessivo, inquieta quanti hanno partecipato alla mobilitazione dei giorni scorsi. «Di questo passo ci vorranno circa 150 anni per il completamento», lamentava ancora Sposato collegato con gli studi di LaC da Crosia, uno di quei centri attraversati nel mezzo dalla 106. «Nel 2024 non ci possono essere strade statali che passano dentro ai paesi», aggiungeva.
Accanto a lui il segretario regionale della Cisl, Tonino Russo: «Siamo preoccupati perché in Calabria le opere si iniziano e non si finiscono mai», diceva reclamando il completamento dell’opera in un massimo di dieci anni. Una questione vitale, sottolineava, per il territorio ionico che solo in questo modo può cominciare a uscire dall’isolamento a cui è relegato, in attesa dell’elettrificazione della ferrovia e dell’Alta velocità su cui tra l’altro è più che mai acceso il dibattito.
A fare eco alle dichiarazioni di Sposato e Russo anche il segretario regionale della Uil Santo Biondo: «Non è possibile aspettare che si completi un tratto di 106 diluito in 15 anni per pensare poi di mettere in campo un ulteriore cantiere». L’obiettivo a cui puntare? L’intera progettazione entro il 2024.
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Tra luce e buio pesto
Fatti due conti, all’appello dell’ammodernamento mancano ancora 310 chilometri dei 415 totali che attraversano da un capo all’altro la Calabria. Lo stato dell’arte lo descrive sul suo portale l’Anas: mentre in Basilicata e Puglia la 106 ha davvero l’aspetto di una strada statale, con doppia carreggiata e spartitraffico centrale, nella nostra regione la doppia corsia per senso di marcia interessa appena 67 chilometri. Si tratta dei 15 al confine con la Basilicata fino a Roseto, i 5 a ridosso dei centri abitati della frazione Gabella Grande di Crotone, i 22 tra gli svincoli di Squillace e Simeri Crichi, i 25 tra Locri e Roccella Jonica. A questi si aggiungeranno entro i prossimi due anni e mezzo i 38 chilometri del terzo megalotto. Fuori dal computo rimangono i lavori finanziati ma ancora non iniziati e in mezzo quei 70 chilometri tra Corigliano Rossano e Crotone per i quali, secondo le stime, servirebbero quattro miliardi e mezzo che non ci sono. La luce non si intravede ancora, qui come nei restanti 158 chilometri, più di un terzo del tracciato calabrese, dove è ancora buio pesto.