Mentre la Calabria affonda sotto il peso di una pandemia che non molla la morsa, Spirlì se ne va allo stadio a tifare per la Reggina, pubblica orgoglioso sui social il selfie dalla tribuna del Granillo e viene travolto da critiche feroci ma comprensibili da chi si sente davvero preso per i fondelli.

Valanga di critiche

Forse non immaginava una reazione tanto vemente, talmente sdegnata da anchilosare le dita sulla tastiera anche ai suoi fan, che pure non gli mancano, ma che in questa occasione sono spariti dal web non riuscendo a difendere l’indifendibile, cioè l’essenza-assenza di un presidente facente funzioni della Calabria che dà il meglio di sé soltanto quando scambia ricette su pepi e patate con i follower.

Eppure non ci voleva la maga per subodorare cosa sarebbe successo, ma Spirlì ormai sembra aver perso qualunque freno inibitore quando si tratta di celebrare se stesso. Allo stadio c’è andato e l’ha rivendicato con la strafottenza di una Maria Antonietta qualsiasi: Non c’è pane? Che mangino brioches.

La rabbia dei calabresi

Il suo post è diventato in brevissimo tempo un coacervo di rabbia ribollente, di accuse esplicite da parte di chi non trova assistenza e aiuto, di calabresi infuriati con la Regione e con il sistema sanitario. Quasi ogni commento che si è affastellato sotto il post di Spirlì era una storia di disperazione: la mamma che non riesce a vaccinare il figlio disabile, il nipote che teme per la sorte dei nonni ultra ottantenni non ancora immunizzati, la rassegnazione di chi non sa come percorrere i 70 chilometri che lo separano dall’iniezione programmata tra mille difficoltà, la frustrazione di chi combatte con la piattaforma per le prenotazioni.

Il dramma di Cosenza 

Ma a turbare più di tutto è la gravissima situazione che si vive a Cosenza, con decine di morti in pochi giorni e contagi incontrollati che oggi hanno sfiorato il 25 per cento di casi positivi sul totale dei tamponi effettuati. Un cosentino su quattro di quelli che si sono sottoposti al test. Nell’ospedale bruzio non c’è più posto e le ambulanze restano in fila con i pazienti a bordo anche per giorni. Una situazione che meriterebbe la presenza costante sul posto non solo di Spirlì, ma di tutti gli assessori della sua giunta, del commissario alla Sanità Guido Longo, del presidente del Consiglio regionale e di chiunque abbia un briciolo di autorità istituzionale da spendere per affrontare questo dramma.
E invece c’è la partita della Reggina da andare a vedere, in riva allo Stretto, lontano 200 chilometri dall’incendio sanitario che divampa a Cosenza, dove il sindaco ha deciso di chiudere tutte le scuole fino al 17 aprile.

Scuole aperte... ma chi ci va?

Ecco, le scuole appunto. Come se non bastasse la recrudescenza della pandemia, praticamente tutte le famiglie calabresi con figli in età scolastica hanno vissuto l’ennesima domenica di passione, lacerate dall’incertezza su quello che accadrà oggi, quando le scuole apriranno ma non si sa chi davvero andrà ad occupare quei banchi, visto che a fronte dei provvedimenti nazionali e regionali che prevedono la ripartenza della didattica in presenza, ci sono moltitudini silenziose di ragazzi che non trovano più il coraggio di mettere il naso fuori casa, anziani e soggetti fragili che temono di dover poi convivere con un potenziale untore e dirigenti scolastici, la maggioranza, che hanno deciso di non concedere la possibilità di proseguire in Dad. La conseguenza sarà, come al solito, il caos, con una pioggia di assenze ingiustificate che si tramuteranno nell’ennesimo atto di accusa verso una generazione cornuta e mazziata, che non solo deve fare i conti con l’evento più distruttivo e dirompente dalla Seconda guerra mondiale, ma viene anche sbertucciata per la presunta mancanza di spina dorsale. Ovvio che poi tornino a ficcarsi nei loro cellullari, e chi si è visto si è visto. E mentre tutto questo succede, Spirlì si fotografa e posta mentre tifa amaranto.

La replica in terza persona

Un passo falso che avrebbe potuto ammettere, scusandosi e rimediando con qualche impegno a brevissimo termine nel tentativo di rendere la situazione meno tragica. Invece, il facente funzioni in serata ha sbroccato, pubblicando un nuovo post nel quale accusa chi lo critica di far parte di «un plotone di “comandati a distanza”, un manipolo di mestatori di fango mediatico che ha tentato di mescolare verità e opinione, col solo fine di attaccare il presidente della Regione». E ancora: «Definire un incontro di calcio un'occasione di passatempo inutile, è vergognosamente offensivo, se non colpevole! Il fine ultimo, chiaramente, era quello di colpire il presidente della Giunta, il quale, in quanto tale e in quanto delegato allo Sport, ha voluto onorare l'intero Comparto, accettando l'invito del Presidente di una Nobile Squadra Calabrese, la Reggina, appunto…».

Il motto di Peter Parker

Già il fatto che parli di sé in terza persona basterebbe ad archiviare la cosa sotto la voce “delirio di onnipotenza” e passare oltre, ma Spirlì resta il governatore di questa Regione almeno fino a ottobre e, quindi, occorre farci i conti. Nel frattempo si rassegni: da un grande potere derivano grandi responsabilità, diceva lo zio dell’Uomo Ragno. E se andava bene per il giovane Peter Parker va bene anche per Spirlì.

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