Giulia ha 15 anni ed è una ragazzina gioiosa, sempre sorridente. Le piace giocare con le sue due sorelline e sfidare i suoi amici ai videogiochi. Ha la sindrome di Down, ma questo non le impedisce di vivere una vita piena e al pari dei suoi coetanei. Anche perché, sottolinea, «non è una malattia, ma una condizione genetica». Da poco ha imparato a dirlo anche in inglese, proprio a dimostrazione del fatto che la sindrome di Down non è un limite. L'occasione si è presentata a scuola, grazie a un progetto della sua docente Daniela Montanaro, «bella, studiosa e tanto dolce», così la descrive Giulia, che le insegnato l'uso della piattaforma PowToon, un «software di animazione basato su cloud per la creazione di presentazioni animate e video esplicativi animati». Così Giulia è diventata un avatar, che ha doppiato con la sua voce, per spiegare che le persone come lei «non sono malate e possono svolgere qualsiasi attività». La sua condizione è generata da un cromosoma in più, il cosiddetto cromosoma 21.

Una vita speciale

Giulia frequenta con profitto il liceo linguistico Metastasio di Scalea e ha tanti sogni nel cassetto: da grande vorrebbe fare la dentista, la scrittrice, la pasticcera, la cuoca e anche la gamer, soprattutto, perché i videogiochi sono la sua passione. Ha pure un fidanzatino, a cui si è dichiarata per prima, ed è bellissima. Lo ripete spesso, sottolineando anche di essere una persona felice. La sua vita non è stata tutta rosa e fiori, la sindrome di Down è spesso legata a diversi problemi di salute, ma lei affronta tutto con grinta, determinazione e l'immancabile sorriso. Vive con la sua famiglia nella Riviera dei Cedri e ama trascorrere il tempo nella sua cameretta, dove balla come una libellula, per ore, perché la danza la fa sentire libera: «La mia è una vita speciale - ci dice - ma posso fare tutto».

L'amore della famiglia

Giulia difficilmente si separa dalla sua mamma e dal suo papà, che ama con tutta sé stessa e da cui riceve amore incondizionato. «Giulia è la luce dei nostri occhi - afferma mamma Giovanna -, è una ragazza piena di risorse. Auguro a tutti di avere la sua stessa forza, la voglia di vivere e di affrontare i problemi come li affronta lei giornalmente». La donna è pienamente soddisfatta del percorso scolastico di sua figlia e dei risultati ottenuti. «Giulia sta sviluppando dei programmi su una piattaforma per spiegare la "diversità" della sindrome di Down, per dire che la diversità non è odio, cioè che non bisogna odiare chi è diverso da noi». Un concetto scontato, ma che purtroppo ancora oggi si scontra con l'ignoranza. «Diciamo che nella quotidianità c'è ancora qualcuno che può vedere in Giulia qualcosa di diverso, ma se lei ha un cromosoma in più è perché ha qualcosa in più, sia a livello emotivo che intellettuale. Lei ha un'intelligenza diversa, grazie alla quale riesce a fare cose per noi impensabili. E poi è una ragazza molto buona e affettuosa».

Il progetto PowToon

Per fortuna, c'è chi, come la docente Daniela Montanaro, ritiene che alcuni argomenti vadano affrontati anche a scuola, per insegnare ai suoi alunni la ricchezza dell' "unicità" di ognuno e far sì che anche i ragazzi come Giulia possano imparare a leggere e parlare l'inglese come tutti, nel rispetto dei propri tempi. «La sua docente le ha insegnato tante cose, è per lei una guida costante, però bisogna dire che anche l'alunna è molto brava - scherza Giovanna -. Sono d'accordo sul fatto che alcune cose vadano insegnate a scuola, al pari delle altre materie, è un fatto culturale. La diversità - conclude -  è una ricchezza che non deve mai essere mai fonte di odio o di discriminazione».