«L'aspirante consigliere regionale della Calabria, Carlo Tansi, afferma di aver compreso gli errori che ha commesso nell'ultima campagna elettorale e che lo hanno portato alla sconfitta. Evidentemente di errori ne continua a commettere tanti. Come le sue frasi infelici e senza senso scritte in un comunicato stampa». È quanto si afferma in una nota congiunta firmata dal presidente del Gruppo Cronisti Calabria "Franco Cipriani" e responsabile Fnsi per la Legalità, Michele Albanese, dal rappresentante della Calabria nell'Osservatorio nazionale sulla legalità, Lucio Musolino, e dal segretario del Sindacato giornalisti della Calabria, Andrea Musmeci con la quale si chiedono «spiegazioni a Carlo Tansi».

«In particolare, più che un 'mea culpa' di errori fatti - a giudizio dei rappresentanti dei cronisti e del sindacato dei giornalisti calabresi - la nota di Tansi 'sembra una ricerca di capri espiatori'. L'ex capo regionale della Protezione Civile sostiene, infatti, di non essere riuscito a far capire ai calabresi perché sosteneva la candidata Amalia Bruni 'anche a causa di una parte del sistema d'informazione calabrese nelle mani della 'ndrangheta che ha distorto la mia comunicazione'. Come se non bastasse, sempre Tansi fa riferimento anche 'all'azione ricattatoria di certa stampa illegale che denigrava quotidianamente il mio operato influenzando anche l'operato di molti miei candidati e fondatori del movimento civico Tesoro Calabria di cui sono presidente. Quindi, se abbiamo capito bene, per l'aspirante consigliere regionale, in Calabria c'è 'una parte del sistema d'informazione nelle mani della 'ndrangheta' mentre l'altra parte, 'illegale', si cimenta in azioni 'ricattatorie'. Questi sono reati penali e, viste le accuse pesanti formulate da Tansi, immaginiamo che prima di scrivere quella nota stampa si sia recato in Procura per denunciare i giornalisti vicini alle cosche e anche quelli ricattatori. Se non lo ha fatto, allora le sue sono parole in libertà, attacchi gratuiti che i giornalisti calabresi non possono accettare».

«Quanto detto da Tansi è inaudito - evidenziano Albanese, Musmeci e Musolino - spara nel mucchio e non spiega nulla. Attaccare tutti non è solo ingiusto per chi, il nostro lavoro, lo fa con serietà in una regione difficile come la Calabria, ma è anche un modo per non attaccare nessuno. Se veramente pensa quello che ha scritto, inviato ai giornali e pubblicato sulle sue pagine social, Tansi inizi a fare i nomi dei giornalisti e delle testate illegali e mafiose. Faccia i nomi e dimostri le sue parole. Ci spieghi chi sono i colleghi asserviti alla 'ndrangheta o che lo hanno ricattato durante la campagna elettorale. Altrimenti ha perso una buona occasione per stare in silenzio. I giornalisti sono, insomma, diventati bersaglio di quanti mal digeriscono confronti leali. Chi pensa di indossare le vesti di salvatore della patria, senza averne la caratura, è tempo che si rassegni. Compito dei giornalisti è raccontare i fatti. A chi non piace il nostro lavoro cerchi altri bersagli o abbia il coraggio, qualora pensi di aver subito torti, di metterci la faccia e adire le vie legali».