La fotografia che emerge dalle richieste al ministero rimanda chiara l'immagine di un esercito di insegnanti che sperano di rientrare nella propria regione. Ecco quanti sono stati accontentati
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La fuga dal Nord è una storia di frontiera al contrario: si scappa dal mondo nuovo per tornare a quello di casa, vecchio ma più economico. Il caro-affitti, polemica esplosa solo quest’anno dopo decenni di silenziosa accettazione, rinfocolato dall’inflazione che sta facendo impazzire i consumatori (basti pensare al fenomeno della “sgrammatura” - in inglese shrinkflation - cioè di prodotti sempre più piccoli ma venduti a prezzo pieno) stanno rendendo la vita dei fuori sede sempre più difficile, che siano studenti o lavoratori. In alcuni casi è una lotta alla sopravvivenza. Si lavora per campare e a volte neanche si riesce ad arrivare alla fine del mese.
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Chi va e chi resta
Ci sono, poi, regioni e regioni. La Lombardia è la regina dei "prezzi da gioielleria" e anche regina delle cattedre vacanti. Per un posto letto da pochi metri quadrati, si sborsano anche 600 euro, senza contare i mezzi di trasporto e le spese alimentari. Ciononostante resta la meta più gettonata perché lì le scuole sono affamate di docenti mentre nel Meridione si sgomita una vita per ottenere anche solo una supplenza. In Calabria per agguantare un posto come insegnante, bisogna solo accendere un cero in chiesa e sperare in un pensionamento di massa o nell’apertura di decine di scuole nuove di zecca. In attesa dei miracoli, vediamo nel dettaglio com’è andata la richiesta di trasferimento dei docenti calabresi che quest'anno speravano di poter tornare a casa.
111248 sono state le domande di mobilità in tutta Italia; su 5325 docenti calabresi, 4908 hanno richiesto il trasferimento in Calabria ma solo 2392 hanno raggiunto l'obiettivo, poco meno della metà, mentre in 115 hanno orientato il timone altrove (7 in Piemonte, 14 in Lombardia, 5 in Veneto, 4 in Liguria, 10 in Emilia Romagna, 4 Toscana, 1 Umbria, 8 Lazio, 3 Campania, 9 Puglia, 2 Basilicata, 48 Sicilia). Hanno chiesto il trasferimento più donne che uomini (66626 contro 15656).
Quest’anno si trasferiranno in tutto 11.891 maestri delle scuole dell’infanzia italiane (tra questi 1.567 hanno chiesto un cambio di ruolo e non di sede, il 98% è donna). Su 374 maestri calabresi soddisfatti dalla mobilità, 363 hanno visto la loro richiesta soddisfatta, 11 sono andati fuori regione (2 in Piemonte, 1 in Lombardia, 1 Lazio e 7 Sicilia).
Nella primaria su 702 soddisfatti della mobilità, 676 sono rimasti in Calabria e 26 fuori regione (2 in Piemonte, 4 in Lombardia, 2 in Veneto, 1 Liguria, 6 Emilia, 1 Toscana, 1 Lazio, 1 Campania, 2 Basilicata, 6 Sicilia).
Nelle scuole di I grado, su 467 docenti soddisfatti del trasferimento, 426 sono stati assegnati alla Calabria e 26 fuori regione. Nel II grado su 849, 812 restano in Calabria e 37 fuori.
I paletti dei vincoli e la speranza dell'annualità
Il tentativo di arginare l'emorragia, si è cristallizzato nel vincolo alla mobilità, introdotto nel 2019/2020 nella forma triennale e ribadito dall’ordinanza ministeriale n.36 del 1/03/2023, che riguarda la mobilità 2023/24. Una manovra frutto del tentativo di rimediare ad assenze per motivi di malattia (ad esempio) o a permessi di insegnanti che rosicchiano giorni di lavoro magari per tornare a casa e restarci per un po'. Si tratta di un vincolo che obbliga il docente a rimanere nella scuola di titolarità ottenuta dopo il movimento volontario, per almeno un triennio. Per chi è rimasto fuori dalla tornata, ora resta solo una speranza: la mobilità annuale e una preghiera.