«Il Piano di dimensionamento scolastico previsto dall’ultima Legge di bilancio, che secondo l’analisi de Il Sole 24 ore colpisce per il 70 per cento le regioni meridionali, rischia di avere conseguenze devastanti in Calabria. Come già ho chiarito in Consiglio regionale, nel corso della discussione sulle Linee guida predisposte dall’assessorato all’Istruzione, mi sarei aspettato che la Giunta regionale impugnasse la stessa Legge di bilancio su tale materia, come pure altre Regioni hanno fatto. Questo perché si tratta, a mio avviso, di null’altro che di tagli lineari alla Scuola pubblica, che rischiano di trasformarsi in un colpo di grazia nelle regioni dove il sistema è più debole che altrove». Lo afferma, in un comunicato stampa, il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti, commentando il Piano di dimensionamento scolastico licenziato dalla Giunta regionale della Calabria.

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«Il problema - prosegue Lo Schiavo - non riguarda solo la soppressione delle dirigenze bensì investe direttamente la vita degli studenti e delle loro famiglie, determinando inoltre un impoverimento per tante piccole realtà in cui la presenza di una scuola oggi rappresenta un vero e proprio fulcro sul piano sociale, culturale ed economico. Dato che si tocca con mano, ad esempio, in tanti piccoli centri della provincia di Vibo Valentia che rischiano ora di pagare a caro prezzo i tagli previsti dal prossimo dimensionamento. Oltre alle 11 autonomie che si perderanno, il rischio è che, per effetto dei cali demografici e della carenza di iscrizioni, le istituzioni scolastiche scompaiano definitivamente. Emblematico il caso dell’Istituto comprensivo di Vallelonga, che oggi accorpa plessi di ben nove comuni, e che per effetto del nuovo Piano verrà sembrato, vedendo quei plessi “dirottati” verso altri quattro istituti siti in comuni diversi. E bene fanno i sindaci dei paesi interessati a chiedere che si riveda tale scelta». 

Anche per casi come questo, Lo Schievo ha «chiesto all’assessore al ramo di riconsiderare i parametri che definiscono l’assegnazione dei Punti di erogazione del servizio, estendendo le deroghe previste per i comuni montani a tutti quei piccoli centri che, altrimenti, vedranno la propria sede scolastica sparire definitivamente. Considerando le difficoltà oggettive che caratterizzano la viabilità e i collegamenti, talvolta anche tra comuni territorialmente limitrofi, e l’assenza pressoché totale di trasporti pubblici dedicati, l’accorpamento dei plessi scolastici potrebbe avere conseguenze inimmaginabili per le famiglie, con inevitabili riflessi anche sulla dispersione scolastica. Fenomeno già oggi molto presente. Ma senza una scuola sarebbero le comunità locali nel loro insieme a subire un irreversibile arretramento. Diventa dunque decisivo garantire la presenza delle classi anche nei comuni più piccoli e svantaggiati. Comprendo le difficoltà e la rigidità dei parametri di spesa - conclude Lo Schiavo -, ma mi auguro che si faccia ancora in modo di estendere le deroghe anche ai comuni non montani per non sottrarre loro un baluardo educativo di primaria importanza».