«La scuola in Italia è attraversata da profonde diseguaglianze nell'offerta dei servizi educativi, che compromettono i percorsi di crescita di bambini, bambine e adolescenti, soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole, dove si continuano a registrare, nonostante i miglioramenti, livelli di dispersione scolastica tra i più alti in Europa. Eppure, soprattutto in queste regioni, dove il bisogno è maggiore, le risorse e gli interventi del Pnrr per l'istruzione già avviati, non sono sufficienti a colmare i gravi divari esistenti». È l'allarme lanciato da Save the Children, che, in occasione della ripresa dell'anno scolastico, ha diffuso il Rapporto "Scuole disuguali. Gli interventi del Pnrr su mense, tempo pieno e palestre".

Al Sud poche mense nelle scuole

Solo 2 bambini su 5 della scuola primaria hanno accesso al tempo pieno, emerge dal Rapporto. Meno della metà degli alunni della primaria e secondaria fruisce di una palestra e di una mensa. «Dall'analisi dei progetti Pnrr avviati fino a oggi - spiega poi l'organizzazione internazionale -, c'è il rischio che molte province italiane dove si concentrano le famiglie in condizioni socioeconomiche di svantaggio restino ancora indietro, senza ridurre le disuguaglianze». Save the children chiede quindi al Governo di definire e finanziare Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) che garantiscano eque opportunità educative, a partire dall'accesso alla mensa e al tempo pieno nella scuola primaria, assicurando la gratuità del servizio mensa ai bambini in condizione di povertà «Ad oggi - afferma il Rapporto più specificamente -, poco più di un bambino su due della scuola statale primaria ha accesso alla mensa (55,2%) e solo il 10,5% nella secondaria di I grado, con profonde differenze territoriali. Se nelle regioni del Centro e del Nord si concentrano le province con oltre il 50% di accesso al servizio da parte degli alunni della scuola primaria e secondaria di I grado, con punte del 70% e oltre a Biella e Monza e della Brianza, fino al 91,3% della Provincia Autonoma di Trento, gran parte delle province del Sud sono sotto la media nazionale (che è del 36,9%, considerando sia scuole primarie che secondarie di I grado)» .

«Chiediamo quindi al Governo di determinare in tempi rapidi i Lep sulla mensa e il tempo pieno alla scuola primaria, assicurando la gratuità del servizio mensa ai bambini in condizioni di povertà; di stabilire un piano di riforme strutturali e di investimenti strategici adeguati per garantirne l'adozione, agendo in tal modo sui divari territoriali che con l'autonomia differenziata rischiano di aggravarsi ulteriormente», lo afferma Giorgia D'Errico, direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children Italia.

Meno della metà delle scuole ha una palestra

Meno della metà (il 46,4%) delle scuole statali primarie e secondarie (I o II grado), spiega il Rapporto, hanno una palestra. Dall'analisi di Save the Children sui 433 interventi del Pnrr registrati sul ReGIS per costruire o riqualificare le palestre a scuola emerge che il 62,8% è stato avviato nelle regioni del Sud e Isole, a cui sono stati destinati il 52,7% dei fondi complessivi. In questo caso, la distribuzione tra le province delle risorse e dei progetti per la costruzione o riqualificazione delle palestre sembra favorire maggiormente quelle più svantaggiate: le province con una percentuale di scuole con la palestra inferiore o uguale al 30%, ovvero Messina, Reggio Emilia, Ferrara, Palermo, Crotone, Catanzaro, Cosenza, Catania e Vibo Valentia, hanno ricevuto circa 51 milioni 330 mila euro per 72 interventi, ovvero 3 progetti ogni 100 scuole.

Dall'analisi di Save the Children emerge però, che «la distribuzione delle risorse del Pnrr tra le province è disomogenea, nonostante tenda a raggiungere le province più deprivate. Ad esempio, Crotone, dove la palestra è presente solo nel 26,8% delle scuole primarie e secondarie, è destinataria di 14 interventi (7,8 progetti ogni 100 scuole), mentre nella provincia di Palermo, dove è presente un numero maggiore di studenti e di scuole, sono solo 6 gli interventi avviati (1,1 ogni 100 scuole)». In generale, i 433 interventi «sebbene rappresentino un passo importante per promuovere l'educazione motoria, sono insufficienti a ridurre i divari».

In Italia, un minorenne su tre (31,5%) che proviene da famiglie con scarse o insufficienti risorse economiche non pratica attività sportive e tra gli adolescenti di 15-16 anni il 16,2% rinuncia a fare sport perché troppo costoso . «Dall'analisi degli interventi ad oggi avviati - afferma Raffaela Milano, direttrice Ricerca di Save the Children Italia -, l'obiettivo di riequilibrio sembra raggiunto solo parzialmente. È un campanello di allarme che deve spingere a realizzare al più presto un'analisi di impatto sulla povertà educativa di tutti gli investimenti della missione 4 del Pnrr, dedicati all'istruzione. Nei territori più svantaggiati, è necessario integrare le risorse del PNRR con altri fondi disponibili, per garantire un'offerta di servizi educativi a tutti i minori».