Settantotto anni lui, 64 lei, ancora uniti come il giorno del sì e appassionati ristoratori nella trattoria che hanno creato dal nulla quarant'anni anni fa. I protagonisti di questa storia si chiamano Italo Cirimele ed Eleonora Bossio, fanno coppia nella vita e nel lavoro e conservano ancora l'entusiasmo di due ragazzini. Li abbiamo incontrati nel locale "La Quercia" di San Nicola Arcella, una piccola azienda a conduzione famigliare, dove Italo ed Eleonora lavorano ancora a pieno ritmo, destreggiandosi tra i tavoli e i fornelli della cucina. «Continuerò a stare qui finché ho le forze - ci dice Italo, che di godersi la meritata pensione non ne vuole proprio sapere - la mia è una vera e propria passione per questo lavoro».

Cucina homemade

Quando Italo ed Eleonora hanno messo piede per la prima volta in quella trattoria, lui di mestiere faceva l'impiegato e lei era in dolce attesa del secondo figlio, ma quel posto immerso nella natura, tra cielo e mare, li ha letteralmente rapiti, al punto che hanno stravolto le loro vite in una manciata di giorni. «Io e mio marito abbiamo fatto enormi sacrifici - dice Eleonora -, abbiamo cresciuto due figli, mandato avanti la trattoria, ma alla fine abbiamo avuto grandi soddisfazioni, in tutti questi anni abbiamo realizzato tante belle cose».

Per renderlo un locale originale, i due coniugi hanno pensato bene di cucinare esclusivamente piatti della cucina sannicolese e di utilizzare soltanto prodotti a chilometro zero o comunque non industriali. La scelta, ben presto, si è rivelata più che azzeccata. Il loro ristorante è sulla cresta dell'onda dagli anni Ottanta attraversando indenne tutte le crisi del Paese, compresa l'ultima, forse la più grave, quella della pandemia da coronavirus che ha messo a dura prova imprese ed economia.

Le tradizioni a tavola

Il menù della trattoria "La Quercia" è senza fronzoli, ma chi cerca un semplice piatto di spaghetti al pomodoro ha sbagliato posto. Qui si mangia solo sannicolese e i piatti si preparano secondo le ricette tramandate oralmente dagli antichi avi. Tra i piatti tipici che offre la casa, ci sono i fusilli, ovviamente fatti a mano, con carne di capra, e i ravioli, anche questi confezionati a mano uno ad uno, con ricotta e salsiccia rigorosamente calabrese. Ma il must sono le "tagliatelle alla Quercia", che conservano una lunga storia.

«Io non sono una cuoca professionista - confessa Eleonora -, ho imparato a cucinare dalla mia mamma e ho trasformato le sue ricette nei piatti che prepariamo nella cucina del ristorante. Le "tagliatelle alla quercia" vengono condite con un sugo che mi insegnò a preparare una signora anziana, che adesso non c'è più, agli inizi. Mi disse che questo sugo avrebbe fatto conquistare tanti clienti e così è stato. Da quarant'anni mi chiedono la ricetta, ma è un segreto, non lo dico a nessuno».

Gli unici a cui un giorno potrà rivelare tutti gli ingredienti della ricetta segreta sono i famigliari, tra cui la figlia e il genero, che aiutano nella gestione del locale. «Ho detto loro: andate avanti così, non cambiate niente di questo menu e vedrete che andrà tutto bene. Per me questo lavoro non invecchia mai».

La quercia secolare

Il locale prende il nome dalla quercia secolare che si erge fiera nel cortile antistante. Quando il locale aprì i battenti, la pianta divenne un vero e proprio attrattore turistico, poiché tutti chiedevano di poterla vedere da vicino e possibilmente di poter mangiare all'ombra dei grandi rami. «Mio padre ci teneva tanto a questa quercia - dice ancora Eleonora, guardando all'albero con nostalgia. Quando eravamo bambini, aveva costruito un'altalena e l'aveva legata ai rami. Poi quest'albero è diventato famoso».

Parola chiave: passione

L’altro segreto di tanto successo è, come sempre, la passione. O meglio, per dirlo alla Eleonora «è amare ciò che si fa». E non importa quanti sacrifici si fanno lungo il percorso, quante rinunce, quante montagne si devono scalare, «in quarant'anni ci sono stati momenti belli e momenti brutti, però siamo ancora qua e abbiamo raccolto grandi soddisfazioni. È un lavoro che mi piace tanto e questo credo sia la cosa più importante».