Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
A San Lucido sul Tirreno cosentino il sindaco Roberto Pizzuti ha rassegnato le dimissioni. Alla base della decisione le nuove stringenti norme che chiudono i cordoni della borsa alle amministrazioni in dissesto.
«Queste dimissioni sono un grido di dolore – afferma - Noi siamo in stato di dissesto, un fatto derivante da situazioni pregresse. Adesso però, con alcune variazioni introdotte dalla Legge Finanziaria, non possiamo più accedere neanche ai fondi a specifica destinazione. Nella pratica quotidiana significa avere a disposizione in bilancio circa un milione e 400 mila euro ed essere costretti ad attingere alle risorse di somma urgenza per effettuare riparazioni sul lungomare della città per un importo di 35 mila euro.
Una situazione che aumenta lo stato di tensione all’interno della maggioranza a cui si aggiunge la stanchezza degli amministratori, tenendo presente che siamo ormai all’ultimo anno di consiliatura. Accuso l’impossibilità di rendere efficace la mia azione e se non interverranno novità che siano da stimolo, andrò fino in fondo, confermando le mie dimissioni dalla carica di sindaco».
Tra le problematiche emerse negli ultimi tempi la bocciatura della Corte dei Conti del piano di riequilibrio finanziario. «Una tegola che non ci aspettavamo più. Il piano di risanamento era stato sottoposto come per legge alla Corte dei Conti nel 2012. Per anni la Corte dei Conti ci ha suggerito variazioni e aggiustamenti da noi pedissequamente applicati. Nel 2016, a quattro anni di distanza, è arrivata la bocciatura e il comune è andato in dissesto.
Se il responso della Corte dei Conti fosse arrivato in tempi brevi, il dissesto sarebbe stato meno traumatico e oggi, probabilmente, ne saremmo già fuori. Adesso queste nuove, stringenti norme introdotte dalla Finanziaria nella pratica decretano la fine dei piccoli comuni».
Il comune di San Lucido ha inoltre un grave problema di esubero di personale. «La nostra pianta organica prevede un numero di 39 dipendenti. Noi ne abbiamo 57 per effetto della stabilizzazione di lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. Molti di loro sono part- time a venti o a quindici ore. E però gravano ugualmente sul bilancio in virtù degli oneri riflessi. Francamente non sappiamo come far fronte al pagamento degli stipendi. Non vorrei mandare nessuno in mobilità, ma se la pianta organica dovesse essere confermata l’anno prossimo non saremo nelle condizioni di chiudere il bilancio».
Salvatore Bruno