Nel 2009 il Comune arbereshe di Acquaformosa, in provincia di Cosenza, ha fatto notizia per una decisione politicamente rilevante. Il Consiglio comunale, infatti, accolse la proposta del sindaco, Giovanni Manoccio, che ha reso il comune ufficialmente “deleghistizzato”.

Un anticipo della politica dell’accoglienza che ha salvato il piccolo comune dalla scomparsa. Da qui sono nati i progetti di accoglienza e di inclusione dei migranti, non solo ad Acquaformosa ma anche in altri 7 comuni, la maggior parte di origine arbereshe. Sono stati accolti oltre 3200 migranti provenienti da 4 continenti, 69 nazioni e di oltre 123 etnie. Le classi, a maggioranza di alunni non italiani, si sono salvate e sono aumentate i corsi di studio. Tante le case affittate per gli ospiti dislocate nei centri storici, assunti 110 dipendenti per lo più residenti, oltre 60 laureati sono rimasti in zona. Integrazione perfetta, nessun problema, i docenti hanno saputo gestire le classi multietniche e multiculturali.

Due giorni fa Matteo Salvini ha detto: «Bisogna mettere un tetto di alunni stranieri in ogni classe». Sembra non capire o non conoscere l’argomento di cui parla. Tema ripreso immediatamente da un altro esponente della Lega, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: che ha sposato la proposta delle classi a maggioranza di italiani. Salvini e Valditara parlano da perfetti ignoranti, cioè non sanno che in Italia esiste già da tempo un numero limite di studenti stranieri per classe.

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Infatti la ministra Mariastella Gelmini stabilì già 14 anni fa che il numero di alunni stranieri con una ridotta conoscenza della lingua italiana non deve superare il 30% degli iscritti. Ma le deroghe sono state tante, soprattutto nel Nord del paese dove le classi sono uno spettacolo di colori e provenienze. E addio alle percentuali. Nello scorso anno, oltre il 7% di tutte le scuole d’Italia aveva più del 30% di studenti stranieri, molto alta la percentuale soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Quando si parla senza sapere, si finisce per dire cose insensate e inevitabilmente false.

Il ministro Salvini non ricorda un ordine del giorno leghista: «I professori del Nord devono guadagnare più di quelli del Sud», approvato a maggioranza alla Camera un anno fa. Ma era un’antica idea del Senatur Bossi.

Si può essere d’accordo, per una volta, con Salvini e Valditara: vada per le quote, ma devono valere per tutti. È giusto che d’ora in poi ci sia almeno il 30% di italiani nei campi a raccogliere d’estate angurie, pomodori, patate. Basta discriminazioni per chi ha la pelle bianca, ad esempio negli alberghi e nelle pizzerie, nelle aziende boschive ed edili. Il predominio dei “neri” in tante attività è offensivo per i “bianchi”, che ormai reclamano la parità.
E anche per i docenti: nelle scuole del Nord almeno il 30% deve essere del Nord, basta con il predominio dei dipendenti del Sud.