Due anni e mezzo fa, l’ex commerciante di Praia a Mare scopre la realtà del Punto Luce di Scalea, un’oasi di solidarietà, e ne rimane folgorato. Diventa subito volontario e da quel giorno, nonostante la malattia, mette a disposizione il suo tempo per aiutare gli altri
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Si può rinascere nonostante la malattia e, in alcuni casi, si può rinascere proprio grazie a una diagnosi nefasta. È quello che racconta il praiese Massimo Mandarano, 58 anni, malato di leucemia da sei, che ha trovato il suo posto nel mondo aiutando gli altri, dopo l'incontro fortunato con un vecchio amico. «Avevo una vita piena di lavoro e di stress - afferma -. Oggi io devo dire grazie anche alla mia malattia perché mi ha fatto scoprire un mondo che prima non vedevo». Massimo Mandarano, che è ancora in cura, due anni e mezzo fa è diventato socio volontario del Punto Luce di Scalea, una realtà sociale considerata il punto di riferimento del territorio per i bambini e per le persone in difficoltà.
La scoperta della malattia
Massimo nasce a Praia a Mare 58 anni fa, in coppia con il fratello gemello Roberto, da mamma Gerarda e papà Vito. La loro è una famiglia numerosa che si specializza nel settore del commercio. Massimo, giovanissimo, incontra l'amore della sua vita, Rossana, si sposa e si crea una famiglia tutta sua, coronata dall'arrivo di due figli. Ma non gli rimane molto tempo a disposizione, perché far quadrare i conti non è semplice ed è sempre al lavoro. Anche una passeggiata in riva al mare diventa un lusso. Massimo corre, corre sempre per rimanere in equilibrio. Guarda ma non vede. Ma una mattina del 2018, il corpo presenta il conto. Una broncopolmonite lo costringe a letto e a una lunga degenza a causa di una febbre alta, che non vuole passare. I medici lo sottopongono ad approfondimenti clinici e lì, dopo un semplice esame del sangue, arriva l'inaspettata batosta: la diagnosi è una grave forma di leucemia, in forma cronica, ma non per questo meno pericolosa. A Massimo si apre la terra sotto i piedi e il futuro, d'improvviso, si fa buio.
La forza di ricominciare
Per la prima volta in vita sua, Massimo mette da parte il lavoro e pensa a sé stesso. Dopo un primo momento di sconforto, si aggrappa all'amore della moglie e dei figli, che di lì a poco lo renderanno anche nonno. A loro promette che non si arrenderà e che combatterà con tutte le sue forze. Ma non sa ancora da dove ricominciare, dove andare, che fare. Se lo chiede anche quando, un giorno, solo e spaesato, si incammina sul lungomare del suo paese natio per prendere una boccata d'aria.
D'improvviso, la sua attenzione viene catturata da un tramonto che dà spettacolo alle spalle dell'isola Dino. Quel miracolo, quell'affascinante rituale del sole che sparisce dietro l'orizzonte, lo emoziona come non aveva mai fatto prima. Prende il cellulare e scatta una foto, osserva quei raggi di luce che illuminano ogni cosa e si accorge di quanto sia fortunato ad essere vivo e poter godere di quel panorama, che sembra un quadro dipinto da Dio. Qualcosa, dentro di lui, cambia. «Io ero uno di quelli che magari criticava coloro che perdevano tempo per una semplice foto - ci racconta - e invece io stesso ho scoperto una cosa meravigliosa: quello che mi sono perso in tanti anni, la bellezza della natura, capire che veramente in una frazione di secondi si può acquisire una gioia immensa».
L'arrivo al Punto Luce
Da quel momento Massimo vive lentamente e con più leggerezza, fa caso ai dettagli, impara a gioire delle piccole cose. Nonostante la malattia, si sente un uomo fortunato e si apre alla vita. Un giorno di due anni e mezzo fa, incontra per caso Angelo Serio, un vecchio amico che è anche fondatore dell'associazione "Gianfrancesco Serio".
Dopo aver appreso della malattia, lo invita a visitare la sede del Punto Luce di Save the Children che gestisce a Scalea, che educa i ragazzini del territorio e accoglie e aiuta chi ha più bisogno. Per Massimo è una folgorazione. Quando mette piede nella struttura, sente che quello è il suo posto e diventa subito socio volontario. «Qui ho trovato il sorriso dei bambini e degli operatori fantastici, è una realtà meravigliosa. Per me è stata una terapia. Questo posto non mi ha ridato la vita, me ne ha ridate due. Qui dentro non c'è spazio né tempo per i pensieri negativi. Ho riscoperto i colori, i sapori dell'esistenza umana e tutto quello che mi era mancato negli ultimi tempi, soprattutto il sorriso. Voglio dire grazie a Filomena e Angelo Serio e a tutti i ragazzi dell'associazione "Gianfrancesco Serio", sono fantastici».
Fermarsi, a volte, è necessario
Massimo oggi è una persona radiosa, sprizza gioia da ogni poro e la sua malattia («devo dire grazie anche a lei»), non è più un nemico giurato, ma un'alleata. Se non fosse arrivata, nessuno avrebbe alzato il velo sul mondo. Ma per amare la vita e godere delle cose più semplici - dice - non per forza ci si deve ammalare: «Voglio dare un consiglio a tutte quelle persone che corrono sempre come facevo io, che inseguono soltanto il successo e il denaro: ogni tanto bisogna fermarsi a riflettere e parlare con sé stessi».