Reggio Calabria - Quasi quattro ore di discussione. Poi un nuovo rinvio. Arriva un’altra fumata nera dalla conferenza dei capigruppo chiamata a mettere in agenda le ultime sedute del consiglio regionale prima della fine della legislatura. Tutto si è arenato sulla data di convocazione dell’assemblea per la presa d’atto delle dimissioni di Scopelliti dalla carica di presidente della giunta regionale.

La patata bollente è così passata nelle mani di Francesco Talarico che si è preso un giorno di tempo per approfondire ulteriormente una questione destinata, in un modo o in un altro, a fare giurisprudenza e, comunque, ad innescare un nuovo fronte di polemiche. La questione è di vitale importanza. Per l’operatività del consiglio regionale, ma soprattutto per la fissazione della data delle prossime elezioni. Ironia della sorte, però,  dopo la sospensione dalle funzioni per effetto della Legge Severino, l’ex governatore della Calabria deve fare i conti con un altro tipo di sospensione, quella delle sue dimissioni, già formalizzate e inviate a palazzo Campanella. Un paradosso nel paradosso. In pratica per i consulenti giuridici le dimissioni di Scopelliti sarebbero operative solo al termine della sospensione e, quindi, tra diciotto mesi. E senza dimissioni, niente voto anticipato. Il consiglio regionale dovrebbe andare avanti fino alla sua scadenza naturale fissata per il 2015.

Palazzo Campanella è dunque davanti ad un bivio. Talarico nelle prossime ore dovrà decidere se convocare l’assemblea, prendere atto delle dimissioni di Scopelliti, esporsi ad eventuali ricorsi oppure chiedere lumi a palazzo Chigi sull’applicazione delle Legge Severino evitando quindi ricadute dannose soprattutto per le casse di palazzo Campanella.

Nel primo caso il consiglio si riunirebbe subito ed entro i primi di giugno andrebbe ad approvare in un'unica seduta la riduzione da 50 a 30 del numero dei consiglieri e deliberare sull’assestamento di bilancio. La seconda ipotesi rinvierebbe tutto a dopo le elezioni europee e questa, a quanto pare, sarebbe una soluzione gradita alla maggioranza, non certo ai gruppi di opposizione per i quali questa legislatura è defunta. Senza se e senza ma.