VIDEO | Dallo scorso giugno il Comune non riesce più ad evadere le richieste di iscrizione anagrafica di coloro che non hanno una residenza stabile. Ecco due testimonianze raccolte presso l'help center Casa di Lena
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«Attendo con pazienza che il Comune risponda, intanto ogni giorno vengo qui per un caffè caldo e per caricare il telefono e la lampadina che mi serve per la notte, visto che vivo in una stanza di pochi metri, senza corrente elettrica né acqua». Ogni giorno viene all’help center la Casa di Lena per alcune necessità e per prepararsi ad affrontare un'altra serata senza luce. Per vivere più dignitosamente, avrebbe bisogno di un alloggio più decoroso in cui ci fossero corrente e acqua. Per presentare la sua istanza e uscire dall'invisibilità, ha però necessità di iscriversi all’anagrafe comunale di Reggio Calabria e di avere assegnata la via fittizia, che nella città dello Stretto è via Filemon, che dal greco significa "amico".
Tutto fermo dal giugno 2021
L’help center la Casa di Lena di Reggio Calabria, dove opera un gruppo di volontariato Caritas diocesana e sede dell’unico osservatorio nazionale sul Disagio e della Solidarietà nelle stazioni italiane in Calabria, è tra i presidi sociali che offrono alle persone senza fissa dimora supporto e affiancamento per questa procedura che, però, dallo scorso giugno è andata in stallo, lasciando inevase le richieste tra le quali anche quella di questa signora. Uno stop che coincide con l'invio anche di questo genere di istanze via pec al Protocollo piuttosto che direttamente all’Ufficio interessato.
Reggio Calabria è tra gli oltre duecento comuni italiani che, sugli ottomila totali, hanno istituito una via fittizia che, pur esistendo solo sulla carta, produce effetti giuridicamente rilevanti che si traducono in diritti per molte persone che altrimenti resterebbero invisibili.
Sicuro: «Senza via fittizia è come non esistere»
Fino al giugno scorso Casa di Lena ha supportato circa una quarantina di persone senza fissa dimora per il riconoscimento di questo diritto e per altre ha già inviato richiesta, senza al momento aver avuto ancora alcun esito. Ritardi e inefficienze che colpiscono persone già fragili per le quali dalla via fittizia dipende quell’identificazione necessaria per accedere a misure di sostegno e ricevere via posta comunicazioni ufficiali di carattere sanitario e assistenziale come, per esempio, gli atti relativi alle convocazioni per l’assegnazione di un alloggio o alle pratiche per sussidi e reddito di cittadinanza, come può testimoniare chi è riuscito ad ottenerla.
«Purtroppo il mio è stato un vissuto difficile. Ho 59 anni e sono rimasto senza lavoro. Grazie all'help center, che ha garantito per il mio stato di indigenza, ho potuto fare richiesta della via fittizia e prima di questo stallo, ottenerla. Se non l'avessi avuta non avrei potuto accedere al reddito di cittadinanza perché senza di essa è come non esistere per lo Stato», ha raccontato Massimo Sicuro.
Cartisano: «Un riconoscimento dal quale dipendono altri diritti essenziali»
«Si tratta innanzitutto di un atto di dignità. Avere una residenza, seppure fittizia - ha spiegato Alessandro Cartisano, volontario dell'help center Casa di Lena di Reggio Calabria - è importante per le persone che vivono un condizione di difficoltà perché consente loro di avere un documento di identità e di sentirsi riconosciuti dalla società e apre un varco attraverso il quale accedere ad altri diritti essenziali come sussidi economici, bonus, procedure per l'assegnazione di un alloggio popolare, la scelta del medico di base. Dal 2017 al giugno del 2021 abbiamo lavorato in sinergia con il Comune».
«L’origine dell’attuale impasse pu ascriversi ad una nuova organizzazione del lavoro interno all'Amministrazione che ha previsto l’invio via pec non più direttamente all'ufficio Anagrafe ma all’ufficio Protocollo, dove confluiscono richieste, istanze a comunicazioni di ogni genere. Secondo interlocuzioni informali avvenute con la dirigenza del settore, dunque, l'impedimento non è da riferirsi alla via fittizia in sé ma ad un sovraccarico del protocollo che ha intasato anche queste procedure», ha concluso Alessandro Cartisano, volontario dell'help center Casa di Lena di Reggio Calabria.