Francesco Guarnaccia, al seguito di suo padre Giovanni, ha vissuto fino all'età di sei anni nella torre a picco sul mar Ionio, accesa per la prima volta il 10 settembre 1867. Poi il trasferimento a Capo Rossello, a Palermo e a Villa San Giovanni: 25 anni trascorsi a respirare il mare dall'alto
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«Tutti i fari in cui ho vissuto mi sono rimasti nel cuore. Il primo fu quello di Capo Spartivento, a Reggio Calabria. Lì mio padre Giovanni aveva avuto il primo incarico, seguendo le orme dello zio Carmelo, nella seconda metà degli anni Quaranta. Infatti nel faro di Capo Spartivento io sono nato. Era il 1949. Ho trascorso lì un tempo meraviglioso, respirando aria di mare e con la distesa azzurra in ogni istante negli occhi. Ho ricordi bellissimi della mia infanzia».
Francesco Guarnaccia si emoziona ancora quando pensa ai suoi primi 25 anni di vita trascorsi nei fari, al seguito di suo padre Giovanni (classe 1925), fin da giovanissimo impegnato nell’attività di fanalista. Il primo fu quello in cui nacque a Capo Spartivento, nel Reggino.
Dalla sua torre alta 15 metri domina un ampio tratto di costa, al confine tra Palizzi e Brancaleone, sul litorale ionico della città metropolitana di Reggio Calabria, in punta all’Italia, nel luogo più a sud del Sud. La sua prima accensione risale al 10 settembre 1867.
«Fuori dall’appartamento assegnato a mio padre, che per accendere e liberare l’ottica dai pannelli di tela bianchi all'imbrunire e per spegnere e ricoprire all’alba del giorno dopo, viveva lì con tutti noi, c’era un grande spazio aperto. Lì trascorrevamo le nostre bellissime giornate. Ho davvero lì i miei ricordi più belli».
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