In totale sono stati stanziati 166 milioni per 21 progetti in tutta Italia. Il sottosegretario alla Giustizia Delmastro: «Interventi necessari per garantire maggiore sicurezza ad agenti e detenuti»
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Oltre 11 milioni di euro per il carcere di Arghillà a Reggio Calabria. Il finanziamento arriva dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: in totale sono stati stanziati 166 milioni di euro per 21 progetti di edilizia carceraria in tutt'Italia. Tra questi, appunto, l'istituto reggino.
«Si tratta di fondi importanti – commenta la senatrice della Lega Tilde Minasi – per la struttura e per l'intera regione poiché con gli interventi edilizi si andranno a migliorare le condizioni di lavoro della polizia penitenziaria, del personale fino ad arrivare a quella dei reclusi. Nuovamente, con la Lega al governo, la sicurezza è messa al primo posto».
Le fanno eco il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e il deputato europeo di Fratelli d’Italia Denis Nesci. «In un contesto economico di lacrime e sangue, abbiamo trovato – afferma Delmastro Delle Vedove – le risorse necessarie per finanziare quegli interventi necessari per garantire maggior sicurezza e condizioni migliori a chi lavora in carcere e a chi vi è detenuto. Per questo ringrazio il viceministro Galeazzo Bignami per l’inteso e proficuo lavoro di squadra che ci ha permesso di raggiungere questo importante risultato. Per la sinistra il sovraffollamento si affrontava con provvedimenti svuota carcere, per noi lavorando seriamente sull’edilizia penitenziaria e il risultato di oggi ne è la riprova».
Chiosa l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Denis Nesci: «Sono fiero dall’ottimo lavoro di squadra che ha portato a sbloccare finalmente oltre 11.000.000 di euro per la nuova caserma del carcere Arghillà in pochi mesi di Governo. Il nuovo passo sull’edilizia penitenziaria è garanzia di maggiore sicurezza per uomini e donne della polizia penitenziaria, maggiore sicurezza per i cittadini e migliori condizioni per i detenuti, fermo restando la certezza della pena».