«Se osserviamo questa bella regione, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale. Una terra, cioè, dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti; una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata ferisce il tessuto sociale. Una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza».

Queste le parole che Papa Ratzinger, morto oggi a 95 anni, pronunciò a Lamezia durante la sua visita in Calabria, nel 2011, evocando il difficile contesto di una terra che attendeva dal pontefice un’esortazione alla speranza. E Benedetto XVI non deluse i 40mila fedeli che affollavano l’area industriale di Lamezia, l’ex Sir che nei mesi successivi venne intitolata proprio al papa tedesco: «All’emergenza, voi calabresi avete saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti, con una straordinaria capacità di adattamento al disagio. Sono certo che saprete superare le difficoltà di oggi per preparare un futuro migliore. Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico, custodite l’abito nuziale dell’amore; perseverate nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione».

La tappa successiva della sua visita fu la Certosa di Serra San Bruno, nel Vibonese, sulle orme del monaco tedesco che quasi mille anni prima aveva fondato qui l’Ordine Certosino. Una tappa scelta anche nella volontà di sottolineare i valori del suo Pontificato, ispirato alla preghiera e all’ortodossia. Non è un caso, infatti, che tra i monaci della Certosa, Papa Ratzinger si sia soffermato a riflettere sulle conseguenze, soprattutto tra i giovani, delle nuove tecnologie e della deriva verso la virtualità dei rapporti personali. Fenomeni che poi, nel decennio successivo, si sono ulteriormente cristallizzati nell’esplosione globale dei social network. «È la virtualità che rischia di dominare sulla realtà - disse il Papa -, sempre più, anche senza accorgercene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera. I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di questo vuoto. Una tendenza che è sempre esistita, soprattutto nei contesti urbani più sviluppati, ma essa ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica».

Prima di Ratzinger, nel 1984, anche Papa Wojtyla era stato in Calabria, colmando un’assenza che durava da 800 anni, e precisamente dalla visita di Alessandro III nel 1165.