Sono passate quasi tre settimane dal naufragio di Cutro, il mare non smette di restituire corpi – 86 al momento le vittime recuperate, di cui 35 minori – e quella che è la più grave tragedia sulle nostre coste resta una ferita che continua a sanguinare. C’è una Calabria dal cuore spezzato, rimasta sgomenta davanti ai teli bianchi sulla spiaggia prima e alle decine di bare allineate nel Palazzetto dello sport di Crotone poi. Una Calabria che ha pianto per le urla disperate dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime e che si è indignata di fronte alla possibilità che qualcosa si potesse fare per salvare quelle vite. Non solo emozioni del momento e parole però, negli anni la Calabria ha fatto la sua parte in termini di accoglienza. E con essa anche la provincia di Vibo Valentia. Qui sono tre i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) attivi: a Brognaturo, Vallelonga e nella città capoluogo. Sei Comuni fanno inoltre parte della rete Sai – Sistema di accoglienza e integrazione. Si tratta in particolare di Arena (40 posti disponibili), Filadelfia (135 posti, di cui gli ultimi 60 sono stati aggiunti lo scorso anno per accogliere profughi ucraini), Filandari (15 posti per minori non accompagnati), Mileto (30 posti), San Gregorio d’Ippona (30 posti), Vallelonga (25 posti). 

Il Comune di Arena ha realizzato il primo progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ora trasformato in Sai) sette anni fa e non ha mai smesso: grazie alle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, e con la collaborazione di cooperative a cui viene affidata la gestione dei servizi per i migranti, continua ad offrire la sua ospitalità. «Oggi abbiamo a disposizione quaranta posti e sono quasi tutti occupati, ma in passato in momenti di emergenza siamo arrivati ad accogliere quasi cento persone», spiega Antonino Schinella, sindaco del piccolo comune del Vibonese che conta poco più di 1200 abitanti. Continua a leggere su IlVibonese.it