Dopo i casi delle donne che hanno dato alla luce i loro bimbi in ambulanza o sul pianerottolo, lettera aperta al commissario ad acta in cui si chiede anche di rinforzare i consultori e pensare alle case di maternità (ASCOLTA L'AUDIO)
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È naturalmente frutto del caso, o forse no, ma la cronaca di questi giorni ci restituisce l’immagine di una Calabria nella quale partorire è quasi un terno al lotto. Fra il 20 e il 24 giugno, infatti, sono successe le seguenti cose: il 20 giugno una donna di San Giovanni in Fiore ha partorito in ambulanza; lo stesso giorno una donna, in pieno travaglio, trasportata dall’ambulanza del 118, si è dovuta fermare a Melito che, da anni, ha chiuso il proprio punto nascite, quando i medici si sono resi conto che il tempo per raggiungere il Gom di Reggio Calabria non era sufficiente; il 21 giugno una donna, sempre di San Giovanni in Fiore, ha partorito sul pianerottolo di casa, aiutata dai sanitari del 118 e dalla guardia medica. In mezzo c’è stata la chiusura, per fortuna di solo qualche giorno, di Ginecologia ed Ostetricia di Corigliano Rossano, reparto che registra oltre 1000 nascite all'anno. Ieri c’è stato il crollo della controsoffittatura del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia.
Un caso, appunto, che tutti questi episodi si siano concentrati in pochi giorni, ma la circostanza ha spinto diverse associazioni femminili e molti semplici cittadini a scrivere una lettera aperta (già inviata via Pec) al presidente della giunta regionale nonché commissario per il Piano di Rientro, Roberto Occhiuto.
Nella missiva i firmatari chiedono al presidente di «pensare alle case di maternità pubbliche a conduzione ostetrica, rinforzare i consultori garantendo l’apertura di 12 ore, almeno uno in ogni distretto sanitario (ciò eviterebbe di intasare i pronti soccorsi per qualsiasi dubbio o paure che sovviene in gravidanza), riprendere la proposta di legge per il rimborso del parto a domicilio, demedicalizzare la nascita anche nei reparti di ostetricia favorendo percorsi differenziati tra le donne sane e quelle con problemi di salute».
Ma il vero punto su cui insistono i firmatari è proprio la legge sul parto a domicilio. «Nonostante l’oblio degli ultimi anni, probabilmente causato dalla recente pandemia, leggiamo con piacere - scrivono i firmatari - che qualcuno ancora ha memoria della Proposta di Legge n. 240/X “Norme per il parto a domicilio”. A ricordarcelo è il dott. Rubens Curia portavoce di Comunità Competente, che in occasione di un parto avvenuto presso i locali del Consultorio Familiare di Melito Porto Salvo e l’articolo riportato da LaC in cui si denuncia la sospensione dei ricoveri presso il punto nascita dello SPOKE di Corigliano-Rossano, ribadisce come ha già fatto in passato, che gli strumenti normativi ci sono ed è il momento di agire».
«La proposta - ricordano i firmatari - è stato il frutto di un lavoro congiunto portato avanti da associazioni di ostetriche, ordini professionali e associazioni in rappresentanza di donne e bambini/e, con l’obiettivo di demedicalizzare l’evento nascita, in seguito ai risultati di un’indagine campionaria realizzata nel 2015 nelle province di Cosenza e Reggio Calabria sul percorso nascita. Dallo studio dei dati, seguito dal Prof. Michele Grandolfo già Dirigente di ricerca dell’ISS, emerse che rispetto a quanto indicato dalle linee di indirizzo Nazionali e Internazionali risultavamo molto distanti, per esempio: proporzione di tasso di taglio cesareo 37% quando il valore raccomandato dall’OMS è 15%, tasso di allattamento esclusivo per i primi sei mesi 10%. In seguito alla ricerca noi donne abbiamo registrato un video dal titolo “Storie di parto le donne raccontano” visibile su canale YouTube, nel quale alcune donne hanno raccontato la loro esperienza di gravidanza, parto e post-parto e di quanta scarsa attenzione avevano ricevuto durante l’intero percorso. Le prime criticità si presentano già se vogliamo prenotare una visita in consultorio piuttosto che un’ecografia, siamo ridotte al punto che l’appuntamento andrebbe preso prima di rimanere incinta. I consultori non erogano i servizi che dovrebbero eppure, avevamo alcune eccellenze sul territorio calabrese, alcuni aperti ben 12 ore al giorno (Trebisacce e Melito Porto Salvo) che oggi non possono più garantire questo servizio per via della carenza di, non si capisce bene perché, personale andato in pensione e mai sostituito».
La lettera è stata firmata dalle seguenti associazioni: Dall’Ostetrica, Infanzia e Adolescenza “G. Rodari”, Coop. Camminamenti, COMITATO GE. CO. RO, Laboratorio Decoloniale Femminista e Queer, Comunità Competente, Attivamente Coinvolte Aps, R.a.s.p.a (Rete Autonoma Sibarite e Pollino per l’autotutela), Comitato per la salute pubblica del Pollino, Associazione Altea, Associazione Dossetti Calabria, Associazione Comma Tre, Calabri Vagantes, Centro Calabrese di Solidarietà, Comitato Casa della salute, Associazione San Pancrazio , Cooperativa Sociale R-accogliere, Associazione ADISCO regionale, Gruppo Nati per leggere area Grecanica, Donne Insieme, Le Muse, Associazione Le Avvocate Italiane, La parola vivente, ProSalus Palmi, Se non Ora Quando, AiParC Area Grecanica Melito P.S, Associazione Don Pellicano, Fondazione Arnoldo Folino, Associazione Ave Ama, CASM e Comitato 19 febbraio a difesa dell’ospedale M.P di Savoia di Oppido Mamertina