La città di Scalea si mobilita per Viorica Boca. La donna, una senzatetto di origini rumene che vive a nella città di Torre Talao da oltre quindici anni, attraverso il nostro network ha lanciato un appello per chiedere aiuto e la sua storia ha commosso il web. Dopo i nostri servizi, la città altotirrenica l'ha circondata di affetto e di solidarietà e lei ha subito trovato un posto dove passare la notte al caldo, in attesa di sviluppi. La titolare di un b&b del posto si è offerta di ospitarla per qualche tempo nella struttura che sorge a due passi dal centro. Inoltre, la cooperativa sociale "Progetto Germano" ha preso in carico il suo caso al fine di inserirla in un progetto lavorativo che dovrebbe partire all'inizio del nuovo anno.

Una storia drammatica

Viorica, che a Scalea tutti chiamano Viola, è arrivata in Italia oltre quindici anni fa con la promessa di un lavoro e di una nuova vita, dopo un'intera esistenza trascorsa fino a quel momento in un orfanotrofio in Romania, dove era stata abbandonata dai genitori. Ma in Italia le cose non sono andate come sperato. Dopo un inizio complicato, Viorica sembrava aver raggiunto un po' di quella serenità tanto rincorsa, ma un lutto improvviso ha rimesso in discussione tutto. Viorica ha perso ogni cosa e dopo una serie vicissitudini è finita in strada. Per qualche giorno la sua casa è stata una panchina all'aperto. Fino a che la sua vicenda è diventata pubblica.

Una luce in fondo al tunnel

Tra coloro che si sono interessati al suo caso, c'è il presidente della cooperativa sociale "Progetto Germano", Fabio Cifuni, che l'ha voluta incontrare personalmente. Cifuni valuterà la possibilità di inserirla in un progetto di lavoro che vedrà la luce col nuovo anno. La vicenda è stata anche l'occasione per denunciare quella è diventata una vera e propria emergenza sociale. «Il problema non è solo di Viorica, abbiamo tante persone che hanno bisogno di una dignità lavorativa. Io voglio ricordare a me stesso che negli ultimi quattro anni questa città non è riuscita a creare un solo posto di lavoro. Noi, fino a qualche tempo fa, noi avevamo l'orto sociale attivo e con noi lavorano circa 14 persone per cinque mesi all’anno. Non era tanto, era un piccolo aiuto». Poi un incendio ha spazzato via tutto, compresi macchinari e apparecchiature da lavoro, e da quel momento l'orto sociale ha cessato le sue attività. «Il problema è che siamo noi incapaci di poter creare opportunità in una città in cui abbiamo potenzialità di altissimo livello - conclude -. Ci manca qualcosa, ma non siamo riusciti a capire cosa».