Francesco  Magris nasce nel 1966 a Trieste, città che diede i natali ai grandi Umberto Saba e Italo Svevo, che stregò James Joyce e ispirò Gabriele D’Annunzio. Figlio di Claudio Magris, un altro grande della letteratura italiana ed europea, Francesco ha insegnato economia all’Università FranHois Rabelais di Tours (Francia) – ora è aspettativa perché è tornato a insegnare nella sua città di origine. Economista di ritorno, scrittore, divulgatore scientifico, si è raccontato nella puntata de LaCapitale vis-a-vis partendo dal suo vissuto.

Il racconto condotto da Paola Bottero, direttore strategico del gruppo oltre che giornalista, spazia dal rapporto con la città di Magris - cuore, storia e anima della Mitteleuropa - passando per quello con suo padre, per arrivare al legame con Parigi, sua città di adozione, e a quello con l’economia, scienza prediletta.

Per Francesco Magris è difficile raccontare Trieste senza cadere in luoghi comuni. Ciò che gli ha permesso di “abbracciare il suo essere triestino” è stato, paradossalmente, lasciare la sua città quando a 24 anni ha deciso di andare a studiare - e poi a lavorare - all’estero. Un distacco che lo ha portato alla vera consapevolezza di sé e della specificità del contesto triestino. Perché la fuga non è ripudio, ma un modo per rendersi consapevoli.

E così è stato anche per il rapporto con il padre. Il bisogno di differenziarsi dalla figura paterna lo ha portato ad intraprendere una vita autonoma, a cominciare dalla scelta di studiare economia matematica. Una via di cui va fiero e che gli ha permesso di riscoprire il rapporto con il genitore letterato, emancipandosi dal ruolo di figlio ed entrando nella condizione di “pari”. Un rapporto ritrovato, più consapevole. Vissuto anche nei boulevard parigini dove Francesco Magris è entrato in contatto con grandi personaggi, come l’attore John Steiner con cui da subito ha creato un rapporto di amicizia basata sulla quotidianità, svincolata dal suo essere figlio d’arte.

Ed è proprio negli anni passati all’estero che Francesco Magris ha raggiunto la “riappropriazione di sé stesso”.  Durante gli anni vissuti tra Belgio, Inghilterra, Francia e Spagna la sfida non si limita all’apprendimento culturale, al dover svolgere il proprio lavoro in un’altra lingua, ma nel confrontarsi con le dinamiche della vita di tutti i giorni, perchè “il vero vissuto sono i piccoli dettagli”.

Nel dialogo a due con Paola Bottero non sono mancati riferimenti alti al mondo della scienza economica che non deve “ridursi alla hybris del tecnicismo”, a quello della politica, del sottile equilibrio tra diritti civili e sociali e della loro reciprocità.