Il ministro della Giustizia spiega la decisione sulle verifiche psicologiche ai magistrati: «Provvedimento preso a causa di atteggiamenti eccentrici di qualche toga»
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«Il test antidroga sono pronto a farlo anche domani. Ma sull’alcol andiamoci piano. Una cosa è guidare ubriachi, una cosa è concederci uno spritz. Vengo dalla terra del prosecco. Mi fosse vietato potrei dimettermi: Churchill salvò l’Europa pasteggiando a champagne e con brandy come dopocena». Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un’intervista al Corriere della Sera, risponde alla proposta-provocazione del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, che – all’indomani dell’approvazione dei test psicoattitudinali per gli aspiranti magistrati – aveva suggerito di sottoporre chi ha responsabilità di governo ai test sull’assunzione di droga e alcol. Sui primi il Guardasigilli non ha nulla da obiettare: «Nel 2021 Giorgia Meloni ha sottoposto tutti i suoi parlamentari al test antidroga, auspicandone l’estensione ai colleghi», ricorda.
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Il ministro risponde anche all'Anm, che sostiene che il governo per questa norma abbia raggirato il Parlamento. «Mi stupisce - prosegue il ministro a Il Corriere - per la grossolana assurdità. Le commissioni sono la sintesi della composizione parlamentare. Impensabile che decidano in modo difforme dalla maggioranza. L’Anm sa che è un po' come al Csm. Il test Minnesota l’avevo fatto per mia curiosità qualche anno prima. L’avrei rifatto con piacere».
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Nordio, nell’intervista, spiega cosa c'è dietro alla decisione presa dal governo di dare il via libera ai test psico-attitudinali per i giudici. Il ministro della Giustizia non si nasconde e affronta la questione apertamente. «Credo - dice il ministro - che tutti i magistrati abbiano assistito ad atteggiamenti quantomeno eccentrici di qualche collega. Molti casi sono finiti al Csm, e potrei rievocarli, sia pure con il dolore di un ex magistrato. Altri sono stati coperti da verecondo riserbo. L’iniziativa è partita dalle commissioni Giustizia che hanno invitato il governo a introdurlo entro il 30 marzo, termine stabilito dalla legge delega. Il testo da noi elaborato ha avuto l’unanimità in Consiglio dei ministri».