Non un euro alle Olimpiadi invernali. È questo il senso della petizione online lanciata sulla piattaforma change.org dal giornalista e scrittore Pino Aprile, per chiedere che non siano destinati altri soldi pubblici ai giochi olimpici invernali che si terranno dal 6 al 22 febbraio 2026 a Milano e Cortina d'Ampezzo.

«Le famose “Olimpiadi invernali a costo zero” – scrive Aprile -, sono a costo zero solo per Lombardia e Veneto, nel migliore dei casi; e a lacrime di sangue per il resto d'Italia, perché stanno diventando l'ennesima scusa delle Regioni sempre più ricche (grazie a risorse pubbliche corrisposte, a causa della “spesa storica”, in modo territorialmente squilibrato), con l'ormai arcinoto trucchetto di manifestazioni sportive o commerciali, per arraffare soldi di tutti gli italiani. Veneto e Lombardia, che hanno già ricevuto, purtroppo, uno stanziamento di oltre un miliardo (a proposito di costo zero), pretendono altri soldi, se no non ce la fanno, dicono, considerato che sono già adesso in pauroso ritardo con il programma (a proposito di efficienza padana) e rischiamo un'altra figuraccia internazionale, dopo quella dell'Expo2015 a Milano».

«Siamo stufi del continuo saccheggio della cassa pubblica per arricchire i ricchi e impoverire i più poveri», sostiene Aprile che poi passa a citare i casi Mose di Venezia («pozzo senza fondo da decenni, per un'opera già in disfacimento per la ruggine»), Expo di Milano («costata agli italiani 18 miliardi, con una gestione che ha portato in galera decine di persone alla volta»), porto di Genova («L'attuale scempio del nuovo molo foraneo di Genova, per dare al porto ligure fondali e banchine che non ha e che quello di Gioia Tauro ha già, essendo, da quei punti di vista il miglior porto italiano, ma dove, per decisioni governative anti-meridionali, le grandi navi della rotta della seta non devono approdare. E ora, per il molo a perdere di Genova, si scopre che non basta il miliarduzzo pubblico già regalato, ma ne serve almeno un altro; e la “previsione” di completare l'opera nei tempi del Pnrr (2026) è, ma va'!?, clamorosamente infondata, perché di anni ce ne vorranno una quindicina, a patto che tutto vada liscio»). E ancora, le ferrovie sempre più sviluppate del Nord versus i tempi di percorrenza del Sud che «sono quelli di una carrozza a cavalli dell'Ottocento».

Per tutte queste ragioni Aprile, e gli fa eco il Movimento 24 agosto Equità territoriale, dice No a ulteriori finanziamenti pubblici per le Olimpiadi invernali del 2026: «Basta con il trucco che impoverisce tutti: prima le Regioni ricche monopolizzano le grandi manifestazioni, perché attrezzate meglio delle altre, poi, avuto l'ok, passano alla cassa, per realizzare altre infrastrutture “per accogliere gli stranieri”. Ma se possono fare gli eventi, perché il resto d'Italia ha loro pagato le infrastrutture, perché poi servono ancora miliardi per fare altre infrastrutture? Con questo sistema, quando arriverà il turno del resto d'Italia, per passare da pagatore a beneficiario?».