L’editore di La7 parla per la prima volta dopo la burrascosa chiusura del programma. Al giornalista il Tapiro d’oro di Striscia: «Forse mi ha cacciato perché sono juventino». Ma poi: «L'Italia non è ancora pronta ad ascoltare certe verità». (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Gli auguro di trovare la stessa libertà incondizionata nella sua prossima esperienza televisiva o di altro genere». Dopo due giorni di no comment sulla chiusura della trasmissione Non è l’Arena, l’editore di La7, Urbano Cairo ha deciso di rompere il silenzio per ricondurre il siluramento di Massimo Giletti nell’alveo di una decisione squisitamente editoriale. Lo ha fatto concedendo all’Ansa poche battute di replica, ma sufficienti a inquadrare la rottura nel deterioramento del rapporto personale con il giornalista.
«A La7 ha avuto massima libertà»
«Giletti – ha detto Cairo - ha condotto in 6 anni 194 puntate di Non è l'Arena dove ha potuto trattare in totale libertà tutti gli argomenti che ha voluto inclusi quelli relativi alla Mafia sulla quale ha fatto molte puntate, con tutti gli ospiti che ha voluto invitare. Gli auguro di trovare la stessa libertà incondizionata nella sua prossima esperienza televisiva o di altro genere».
Troppi mugugni in Rai sul ritorno di Giletti
Parole che sembrano avvalorare la tesi secondo la quale all’origine della frattura ci sia l’insofferenza di Cairo per i contatti tra Giletti e la Rai, in vista di un suo ritorno alla Tv di Stato. Ritorno che però, alla luce del clamore suscitato dal suo defenestramento, si fa ora più difficile.
All’ombra del cavallo di Viale Mazzini, infatti, sono molti i mugugni sull’eventuale rientro di Giletti, oggi estremamente esposto. Tra i sui maggiori estimatori ci sono comunque politici di peso “nell’azionista di maggioranza” della Rai, cioè il Governo. Come il ministro Matteo Salvini, tra i primi ad esprimere solidarietà al conduttore dopo la decisione di La7 di chiudere la sua trasmissione: «Il mio abbraccio a Massimo e alla sua squadra. L’ho sempre stimato e spero di rivederlo in video al più presto», questo il suo tweet quando si diffuse la notizia.
Giletti story | Cosa si cela dietro la chiusura di Non è l’Arena? Dalle “previsioni” di Baiardo al silenzio di Cairo
L’interruzione improvvisa di Non è l’Arena, che già domani, domenica 16 aprile, non andrà in onda, ha generato numerose speculazioni sulla stampa nazionale, con il baricentro di questo dibattito decisamente spostato verso motivi che chiamano in causa gli argomenti maggiormente trattati da Giletti nella sua trasmissione, a cominciare dall’arresto di Matteo Messina Denaro.
Fu Corona a vendere gli audio di Messina Denaro
A questo proposito, si apprende che sarebbe stato l’ex paparazzo Fabrizio Corona a vendere a Non è l’Arena, tramite un’agenzia, le chat audio tra il boss dei boss e due pazienti conosciute durante la chemioterapia alla clinica La Maddalena, dove poi fu catturato il 16 gennaio scorso. Le pazienti, però, non conoscevano la vera identità del loro interlocutore, che aveva detto di chiamarsi Andrea Bonafede. Corona sarebbe stato contattato dal conoscente di una delle donne, in possesso degli audio.
Attapirato ma combattivo
Intanto, anche Giletti ha avuto modo di dire pubblicamente la sua, anche se dietro il paravento del sarcasmo di Striscia la Notizia. Nella puntata di ieri sera del Tg satirico di Canale 5, il conduttore ha ricevuto l’immancabile Tapiro d’oro (il quinto che ha collezionato) da Valerio Staffelli, che lo ha incalzato sui motivi del suo allontanamento: «Bisogna chiedere a Cairo il perché mi abbiano mandato via, forse l'ha fatto perché sono juventino». Poi, quando Staffelli gli ha chiesto se la vicenda sia collegata alla discussa messa in onda dello speciale su Matteo Messina Denaro, ha risposto: «L'Italia non è ancora pronta ad ascoltare certe verità, fa più comodo tenerle nei cassetti».