Monsignor Francesco Savino, vescovo della Diocesi di Cassano all’Ionio dal 2015, è noto per il suo impegno sociale a favore dei più deboli: poveri, immigrati, tossicodipendenti, vittime di violenze e marginalizzati. Durante un’intervista esclusiva a Cosenza Channel, il presule di Bitonto ha affrontato temi cruciali come l’immigrazione, il rispetto dei diritti fondamentali, la povertà e le gravi implicazioni dell’autonomia differenziata, criticando duramente alcune posizioni politiche.

Il Natale come dono e responsabilità

«Il Natale ci ricorda che il dono più grande è la vita, e che dobbiamo passare dal narcisismo individualistico all’etica della responsabilità. Donare significa riconoscere l’altro come persona, instaurare relazioni autentiche. È questo il senso profondo del messaggio cristiano: fraternità e inclusione». Savino, citando filosofi come Emmanuel Levinas e Edgar Morin, sottolinea l’urgenza di riscoprire il valore delle relazioni umane in una società dominata dall’indifferenza e dalla negazione dell’altro.

In un mondo in cui, come afferma il vescovo, «siamo passati dalla morte di Dio proclamata da Nietzsche alla morte del prossimo», è necessario costruire una cultura del dono e della responsabilità condivisa.

L’accoglienza degli immigrati come misura di civiltà

Sul tema dell’immigrazione, Monsignor Savino non usa mezzi termini: «Perché dobbiamo fare degli immigrati il capro espiatorio di tutti i problemi sociali? È inaccettabile associare sistematicamente l’immigrato al crimine, come dimostrano anni di normative, dalla legge Bossi-Fini all’esternalizzazione degli immigrati in Albania. Questa logica di esclusione tradisce i principi della democrazia e della civiltà».

Savino si scaglia contro la narrativa emergenziale sull’immigrazione: «Non esiste un’emergenza immigrati. Guardiamo ai dati: il numero di italiani che emigrano supera di gran lunga quello degli immigrati che arrivano nel nostro Paese. È una falsità dire che ci rubano il lavoro. Le aziende italiane, Confindustria compresa, chiedono forza lavoro, e molti immigrati svolgono ruoli fondamentali nei nostri settori produttivi».

Il vescovo richiama l’appello di Papa Francesco, che invita a un approccio inclusivo e umano, basato sui verbi «accogliere, accompagnare, discernere, integrare». «Gli immigrati non sono un problema, sono una risorsa. Ma dobbiamo rispettare la legalità, che è strumento per raggiungere la giustizia».

L’autonomia differenziata: una critica feroce

Uno dei passaggi più accesi dell’intervista riguarda l’autonomia differenziata, una riforma che Monsignor Savino considera pericolosa e divisiva: «Questa riforma, così com’è concepita, genera disuguaglianze. Il gettito fiscale resterà al Nord, impoverendo ulteriormente il Sud. È una forma di secessione mascherata».

Savino critica apertamente le dichiarazioni di Matteo Salvini e Roberto Calderoli, definendole «arroganti e dannose per la coesione democratica». «Quando un ministro dice "o ci date l’autonomia differenziata o ce la prendiamo", si indebolisce la democrazia e si alimenta la sfiducia nelle istituzioni».

Il vescovo richiama l’attenzione sui LEP (Livelli Essenziali di Prestazione), considerati una condizione imprescindibile per garantire l’equità: «Non si può procedere senza aver definito i LEP. Inoltre, è scomparso il fondo di perequazione, che doveva servire a redistribuire le risorse. Questo è inaccettabile». Ricordiamo che la Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato la legge Calderoli.

Povertà e sfruttamento nel territorio

Come pastore di una diocesi segnata da povertà e disuguaglianze, Savino è consapevole delle difficoltà che attraversano i più vulnerabili: «Nel nostro territorio vediamo immigrati e italiani sfruttati nei campi, con salari indegni. È una violazione della dignità umana. La legalità è l’unico antidoto a queste forme di schiavitù moderna».

Il vescovo descrive le iniziative della Chiesa locale, come i corsi di lingua per immigrati organizzati dalla Caritas e dall’Ufficio Migrantes: «La lingua è uno strumento essenziale per l’integrazione e l’emancipazione. Senza parole comuni, non può esserci uguaglianza né giustizia».

Legalità e conversione morale

Monsignor Savino ribadisce il suo impegno per la legalità come fondamento della giustizia: «Peccatori sì, corrotti mai. La corruzione è una scelta consapevole di essere complici del male, e priva le future generazioni di opportunità». Il vescovo cita le parole di Papa Francesco e Giovanni Paolo II per invitare i malavitosi alla conversione: «Voi mafiosi siete adoratori del male. Convertitevi e cambiate vita. Dio dà sempre a tutti una possibilità di redenzione».

Un Natale di fraternità e speranza

L’intervista si chiude con un messaggio di speranza per il Natale: «Se Cristo è venuto per tutti, allora nessuno deve essere escluso. La fraternità inclusiva è il cuore del messaggio cristiano. È tempo di costruire relazioni basate sull’amore e sulla responsabilità, perché senza fraternità non c’è futuro».

Savino lancia un appello alla comunità: «Ripensiamo il nostro modo di vivere il Natale, non come una corsa ai regali, ma come un momento per riscoprire il dono della vita e delle relazioni autentiche. Solo così possiamo rispondere alle sfide del nostro tempo e costruire un mondo più giusto e solidale».