In vista del vertice di questa sera a Parigi - in cui Italia, Francia e Germania discuteranno dell'emergenza migranti- Marco Minniti avverte di nuovo l'Europa e chiede un "segnale straordinario", come l'arrivo di una nave carica di migranti in un porto che non sia italiano.

 

"La partita fondamentale, in questo momento - spiega il ministro dell'Interno in una intervista al Messaggero- - si gioca in Libia: il confine meridionale della Libia e' il vero confine meridionale dell'Europa". "Nei primi cinque mesi di quest'anno - prosegue Minniti - il 97% dei migranti e' arrivato dalla Libia,ma la cosa piu' incredibile e' che non c'e' un libico. La Libia e' un Paese di transito. Bisogna quindi cercare di creare un governo stabile, e stiamo lavorando per farlo, sapendo che anche questo e' un modo per combattere i trafficanti di uomini, che hanno bisogno di istituzioni deboli per potersi muovere liberamente ".

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"Con la Libia - spiega Minniti - abbiamo affrontato anche un tema cruciale, ossia quello dei centri di accoglienza, dove dovranno essere rispettati i diritti umani. Perche' e' prima della partenza che bisogna distinguere chi abbia diritto alla protezione umanitaria da chi non abbia i requisiti. E, in base alle decisioni dell'Agenzia dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite, assicurare le partenze ai primi verso l'Europa e il rimpatrio volontario assistito dei migranti economici".

 

Il ministro dell'Interno Minniti torna sull'ipotesi di "chiudere" i porti. "Si e' parlato - dice - di 22 navi, poi sono diventate 25. Non sono barconi, ma navi delle organizzazioni non governative, navi delle operazioni Sophia e Frontex, navi della Guardia costiera italiana. Battono varie bandiere di Paesi europei. Se gli unici porti dove vengono portati i profughi sono italiani, c'e' qualcosa che non funziona. Questo e' il cuore della questione. Sono europeista e sarei orgoglioso se una nave soltanto, anziché arrivare in Italia, andasse in un altro porto europeo. Non risolverebbe i problemi dell'Italia ma sarebbe un segnale straordinario". (AGI)