Cosenza la provincia più cara, Vibo Valentia quella meno. La media nazionale è di 85 euro, ecco tutti i dati emersi dall'indagine di Cittadinanzattiva secondo cui il Pnrr non viene incontro alle esigenze del Sud
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La Calabria è a livello nazionale la regione in cui il costo della mensa scolastica si è alzato di più rispetto allo scorso anno. Parliamo di un +26%, che ha portato a 93 euro la spesa media mensile che affronta una famiglia calabrese per ogni figlio nell’anno scolastico in corso. In particolare, si va dai 3,50€ a pasto nelle scuole di Vibo Valentia ai 5,50€ di Cosenza - che è la provincia più cara. È quanto emerge dalla VII Indagine di Cittadinanzattiva sulle mense scolastiche.
I dati per ogni provincia calabrese
La situazione nel resto d'Italia
Solo in due regioni italiane il costo del pasto rimane invariato rispetto all'anno precedente (Abruzzo e Valle d'Aosta) e solamente in quattro (Basilicata, Lazio, Toscana e Umbria) diminuisce. Nelle altre, invece, si registrano aumenti anche molto significativi, come nel caso della Calabria (+26%), seguita da Lombardia (+7,5%) e Molise (+7,2%). La regione più costosa è la Basilicata (109€ mensili) mentre quella più economica è la Sardegna (61€ nell’infanzia e 65€ per la primaria). La media nazionale è di 85€ al mese (poco più di 4€ a pasto).
L’incremento rispetto alla precedente indagine, riferita al 2022/23, è stato di oltre il 3% per quanto riguarda il dato nazionale, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente di circa il 9%. A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2€ sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60€ a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40€). Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32€ in entrambe le tipologie di scuola.
Questi sono i dati che emergono dalla VII Indagine sulle mense scolastiche, con la quale Cittadinanzattiva ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. La famiglia di riferimento considerata dall’indagine è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di € 44.200, con corrispondente Isee di € 19.900. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi escludendo eventuali quote extra annuali e/o mensili.
Al Sud poche mense locali e il Pnrr non aiuta
Secondo l’Anagrafe nazionale, un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.533 su 40.160, sono dotati di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea, in quanto nelle regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (al Centro è il 41% e al Nord il 43%) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti in un edificio su quattro. Il Pnrr, secondo Cittadinanzattiva, non viene incontro alle esigenze delle scuole del Sud, almeno non nella misura sperata. Su 1052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati, il Sud riceve – da graduatorie di giugno 2023, le ultime disponibili – la metà delle risorse, contro il 58% previsto dal piano originario.