VIDEO | Secondo la consigliera regionale l’avvio del nuovo corso di laurea è uno spartiacque per il rilancio dell’ateneo che scala le classifiche italiane e internazionali
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Più 23 percento nelle immatricolazioni, primo posto nella classifica Censis per qualità dell’offerta tra le grandi università italiane, erogazione delle borse di studio al cento percento dei beneficiari, aumento di oltre il 3 percento del tasso di occupazione dei laureati. Tra i cubi di Arcavacata il cambio di paradigma si tocca con mano. E non solo perché nell’immaginario collettivo, l’Università della Calabria da centro di studi umanistici, politici ed economici, ha assunto negli ultimi tre anni una connotazione decisamente orientata verso la sfera tecnico-scientifica. L’avvio del corso di laurea in Medicina e chirurgia come uno spartiacque a cui anche la politica di destra e di sinistra guarda come una opportunità di rilancio del sistema sanitario.
Coinvolgere la sanità locale
Lo sottolinea Amalia Bruni dal suo punto di osservazione privilegiato di scienziata di fama e di componente dell'assemblea di Palazzo Campanella in veste di consigliere regionale del gruppo Pd: «Sicuramente il rettore Nicola Leone ha messo il turbo al nascente corso di laurea in Medicina e sta costruendo un pezzo alla volta tutti gli elementi per coinvolgere anche gli ospedali dell'area, anzi direi della Calabria, affinché siano presenti con ruoli propositivi in questo percorso di miglioramento della formazione».
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Lavoro di squadra
Sinergia e lavoro di squadra le parole d’ordine, interazione con il territorio la strada intrapresa e suggellata dagli accordi sottoscritti con azienda sanitaria e ospedaliera per i tirocini clinici che porteranno a breve giovani energie e nuove competenze in corsia. «Perché - aggiunge la neurologa lametina - la singola unità sia pure di eccellenza, riesce a fare poco se rimane in una condizione di isolamento. E per fortuna, intorno al rettore dell'Unical la qualità non manca. Penso che la sintesi tra l'ospedale e le università sia sempre molto importante. Perché la sanità ha bisogno di didattica, di ricerca, ma anche di essere proiettata nel futuro. E il futuro si costruisce insieme, da un angolo, da una sola prospettiva non è possibile».