Trentasei anni, insegnante di sostegno in Piemonte, continua a guardare la sua terra con gli occhi del giornalista e dello storyteller
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Matteo Brancati, 36 anni, di Catanzaro. È un insegnante di sostegno che lavora in Piemonte da qualche mese, nonché un giornalista e storyteller. Laureato in Scienze Motorie, ha anche conseguito la specializzazione nelle attività didattiche di sostegno presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Da Catanzaro a Crodo/Domodossola. Ecco come si vede la Calabria a 1300 km di distanza.
«La vedo con occhi diversi, ma la sento sempre vicina grazie ai social, ai ricordi dell’infanzia che riaffiorano. Quando vivi a tanti chilometri di distanza sei sempre più orgoglioso di essere calabrese, apprezzi ancora di più la bellezza della tua terra, dei luoghi nei quali hai vissuto fino a poco tempo. Dispiace quando leggo notizie non positive sulla Calabria, ma sono una persona fiduciosa e positiva per un cambio di rotta in alcuni aspetti perché non é tutto da buttare. I problemi sono stati creati per essere risolti. Perché noi calabresi non possiamo farlo?»
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Certo che non è facile vivere con lo stipendio di docente in una regione lontana e senza un riferimento sul posto. I sacrifici sono enormi.
«Vivendo in una famiglia che mi ha insegnato il significato del sacrificio, alla fine vedi tutte le sfaccettature della quotidianità e capisci l’importanza del lavoro e dell’abnegazione. É vero, la vita qui é più cara rispetto al Sud, ma basta usare la testa per vivere dignitosamente. Ripeto, ci vuole sacrificio».
Il Sud si svuota. Per Svimez in 8 milioni andranno via prima del 2080. Sarebbe una catastrofe.
«Si tratta di un dato impressionante che sta a significare, purtroppo, una perdita culturale gravissima. Basti pensare che su 63 mila giovani emigrati lo scorso anno il 42% di loro è laureato. Ed è inammissibile come nessuno abbia fatto un qualcosa di concreto per fermare, o quantomeno limitare, la deriva relativa alla disoccupazione. Perché, in fin dei conti, il grattacapo principale é sempre quello: la mancanza di lavoro».
C’è anche la gigantesca trappola dell’autonomia differenziata che in molti al sud non hanno nemmeno capito cosa sia.
«Nella domanda c’è la risposta perché i cittadini, ormai sfiduciati da tutto quello che accade, non ha più voglia di infirmarsi. L’autonomia differenziata sarebbe una mannaia per tutto il sud che vedrebbe aumentare il divario, in negativo, con il nord».
Per intenderci meglio potremmo prendere il prestito una definizione molto azzeccata del Fatto Quotidiano.
«Esattamente. Il Fatto ha definito l’autonomia differenziata come “la secessione dei ricchi”, in quanto potrebbe garantire sempre più finanziamenti alle regioni del Nord rispetto a quelle del Sud. E poi ci sarebbe, altresì, in ambito scolastico una sorta di processo separatista con la possibilità di toccare con mano in programmi diversi a seconda della regione».
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I calabresi soffrono tanto di nostalgia quando sono lontani.
«Lo ripeto anche adesso, quando sei tanto distante vedi la Calabria con occhi diversi e ti manca tutto. Apprezzi, ad esempio, le foto del mare che ti inviano su Whatsapp. Sembra una cosa banale, ma é tanto fondamentale per noi che viviamo lontano dalla nostra terra. Per fortuna ho trovato persone disponibili che mi hanno accolto bene e colleghi, anche del Sud, con le quali ho legato. Personalmente, paragono la Calabria alla stella più luminosa che vediamo in cielo tutte le notti. É una meraviglia anche dal Piemonte».
Matteo è una penna formidabile. I suoi splendidi racconti sono spesso riflessione sulla vita quotidiana, sul presente e su quello che ci portiamo fuori.
«Grazie enormemente per queste parole. Cerco di mettere nero su bianco tutte le emozioni, le sensazioni assaporate durante la giornata. Ci sono persone che, nonostante ciò che hanno passato, vanno avanti e non si lamentano. Perché é meglio essere quelli che fanno, che cercano di trovare una soluzione, che prendono una decisione all'apparenza impopolare, che usano l’intelligenza, che porgono l’altra guancia. Quelli che riparano un piatto sbeccato anziché lamentarsi perché è caduto. Che poi, a pensarci bene, un pezzetto di mondo si cambia proprio così. Compresa quella fetta di Calabria che mostra delle crepe».