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Si affaccia timidamente sul ponte della nave, qualcuno da sotto lo riconosce. E’ Erri De Luca, lui sorride, saluta e fa una foto alla task force sul molo, pronta ad accogliere i 649 migranti sbarcati al porto di Reggio Calabria.
«Stare con loro in questa nave è stato come fissare su di me un tatuaggio. Un tatuaggio di quello che succede in questo tempo, un segno indelebile che ti entra sottopelle».
Tra i migranti, c’è tutto il corno d’Africa, ma in tantissimi provengono da Bangladesh e Pakistan, tutti recuperati a largo delle coste libiche dalla nave Vos Prudence di Medecins Sans Frontières.
E il racconto del salvataggio, questa volta, viene proprio dalle voce, rotta dall’emozione, dello scrittore, imbarcato assieme ai medici, sulla nave da soccorso. «Queste vite umane, sono state pescate sul Mediterraneo. Uomini, donne e bambini che viaggiavano su gommoni sgonfi e stracolmi. Da lontano e poi sempre più vicino, ho visto quello che stava accadendo a bordo», racconta De Luca a Lacnews24.
«Erano a cavalcioni con un piede in mare e l’altro sulla poltiglia di carburante, con chiari segni di ustioni nelle caviglie. Erano lì, a mollo e io ho avuto per la prima volta in vita mia, la possibilità di vedere una cosa straordinaria: persone strappate ad una morte certa».
«Ad uno ad uno – continua lo scrittore- sono saliti su con una scala di corda. Nei loro occhi la sofferenza. Questi ragazzi hanno attraversato ogni tipo di ostacolo e si sono affidati a un miracolo di sopravvivenza. Sono dei combattenti delle peggiori avversità».
Invitato da Medecins Sans Frontières, da questa esperienza, lo scrittore ne trarrà un resoconto per diversi giornali europei.
«Ho accettato subito e sono salito a bordo per documentare ciò che succede in mare da oltre 20 anni. Per vedere da vicino lo straordinario lavoro che si fa in mare per salvare queste persone. Persone che qui a Reggio, hanno trovato un’accoglienza impensata».
«E’ domenica di Pasqua eppure tutti stanno qui, perfino le autorità. Grazie».
Dominella Trunfio