Aumentano gli iscritti. La classifica stilata dal Censis tiene conto dei servizi erogati, occupabilità e livello di internalizzazione: ecco tutti gli elenchi
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L’Università della Calabria si attesta tra le 4 migliori università in Italia tra i grandi atenei statali. Il risultato cristallizzato nell'annuale classifica degli atenei italiani dell’istituto di ricerca Censis. I punteggi si basano sulla valutazione delle strutture disponibili, dei servizi erogati, del livello di internazionalizzazione, della capacità di comunicazione 2.0 e della occupabilità.
I mega atenei statali
Più nel dettaglio, tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) nelle prime due posizioni si confermano università di Bologna, prima con un punteggio complessivo pari a 91,8, inseguita dall'Università di Padova (88,7). Seguono, scambiandosi le posizioni della precedente annualità, La Sapienza di Roma, che con un punteggio di 85,5 sale dal quarto al terzo posto, e l'Università di Firenze, che retrocede dal terzo al quarto, riportando il valore complessivo di 85,0. Stabile in quinta posizione l'Università di Pisa, con 84,8 punti, cui segue Università di Torino, che si riprende una posizione in graduatoria (82,8). Ultima tra i mega atenei statali è l'Università di Napoli Federico II (73,5), preceduta dall'Università di Bari in penultima posizione (79,5).
I grandi atenei statali
Per quanto riguarda i grandi atenei statali, Perugia mantiene la posizione di vertice (da 20.000 a 40.000 iscritti), ottenendo un punteggio complessivo di 93,3. Sale di sei posizioni Salerno (91,8), che passa dall'ottavo al secondo posto, mentre arretra di una posizione Pavia (91,2), che scende in terza posizione. Stabile al quarto posto l'Università della Calabria (90,2), cui segue al quinto posto con un punteggio di 89,7 Ca' Foscari, che quest'anno compie il salto dimensionale dai medi ai grandi atenei statali. Chiudono la classifica l'Università di Messina (76,5), di Chieti e Pescara (78,3) e di Catania (78,5).
Medi atenei statali
La classifica Censis dei medi atenei statali vede anche quest'anno Trento prima (da 10.000 a 20.000 iscritti), con un punteggio pari a 97,3. L'incremento di 16 punti dell'indicatore internazionalizzazione garantisce all'ateneo il mantenimento della posizione di vertice. Siena (94,0) scala una posizione e si colloca al secondo posto, scavalcando Sassari (92,8), che retrocede in terza, a pari merito con Udine, che avanza di tre posizioni, grazie ai 18 punti guadagnati per l'indicatore comunicazione e servizi digitali. La quarta posizione è mantenuta dall'altro ateneo friulano, l'Università di Trieste (92,0). Stabile, in quinta posizione, la Politecnica delle Marche (91,3). Sale invece di tre posizioni l'Università del Salento (87,7), che grazie alla crescita degli indicatori servizi, internazionalizzazione e occupabilità è sesta in graduatoria. Chiudono, all'ultimo, penultimo e terzultimo posto, L'Orientale di Napoli (77,8), l'Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro (78,7) e l'Aquila (80,7).
I piccoli atenei
Nella classifica dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) difende la prima posizione Camerino, con un punteggio complessivo pari a 98,2, seguita da un altro ateneo marchigiano, Macerata, che totalizza 86,5 punti e che per classe dimensionale non si colloca più tra i medi atenei statali. Scalano la classifica due atenei laziali, Cassino (84,7) e l'Università della Tuscia (84,3), e un ateneo campano, l'Università del Sannio (84,0), che grazie alle posizioni guadagnate si collocano al terzo, quarto e quinto posto, riportando un incremento trasversale in tutte le famiglie di indicatori. Chiude la classifica dei piccoli atenei l'Università del Molise (75,5).
I politecnici
La classifica dei politecnici è guidata anche quest'anno da Milano (con 93,3 punti) e vede al secondo posto lo Iuav di Venezia (90,3) e al terzo (ma quasi a pari merito) Torino (90,2), seguito Bari (86,0), che chiude la classifica. Tra i grandi atenei non statali (oltre 10.000 iscritti) è in prima posizione anche quest'anno la Bocconi (96,2), seguita dalla Cattolica (80,2). Tra i medi (da 5.000 a 10.000 iscritti) è la Luiss a collocarsi in prima posizione, con un punteggio pari a 94,2, seguita dalla Lumsa (85,8). Tra i piccoli (fino a 5.000 iscritti) la Libera Università di Bolzano continua a occupare il vertice (con un punteggio di 101,0), seguita in seconda posizione dall'Università di Roma Europea (91,2). Chiude la graduatoria l'Università Lum Jean Monnet (75,0), in ultima posizione, preceduta dall'Università di Enna Kore (76,2).
Aumento degli iscritti
La temuta contrazione delle iscrizioni a causa della pandemia nell'anno accademico 2020-2021, sottolinea il Censis, non c'è stata, anche grazie alle misure eccezionali di sostegno del diritto allo studio approvate. Al contrario, la crescita del 4,4% degli immatricolati consolida l'andamento positivo che si ripete ormai da sette anni. Calcolato sulla popolazione diciannovenne, il tasso di immatricolazione ha raggiunto quota 56,8%. Nel 2020, a fronte di un tasso di immatricolazione maschile pari a 48,5%, quello femminile è stato del 65,7%. Per le femmine si è registrato un incremento annuo del 5,3% rispetto al +3,3% dei maschi immatricolati. Con il 77,7% di studentesse immatricolate, l'area disciplinare Artistica-Letteraria-Insegnamento è quella con il tasso di femminilizzazione più elevato. All'opposto, nell'area Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) l'universo femminile è rappresentato da una quota che, pur crescendo di anno in anno, resta ancora minoritaria (il 39,4%).