La fiction Rai sul modello Riace al centro della polemica tra l’azienda radiotelevisiva e l’ex sindaco Mimmo Lucano. «Perché non va in onda la fiction Rai sul modello Riace? A questa domanda dovrebbero rispondere i vertici della Rai perché hanno paura di questa fiction. Questa risposta contiene la stessa risposta che, secondo me, vale per la mia storia giudiziaria: a chi ha dato fastidio?». Lo ha detto Lucano, candidato alle Europee come capolista al Sud per l’Alleanza Verdi Sinistra, intervistato dal giornalista Klaus Davi durante il suo web talk “YouTube KlausCondicio”.

«Io so che il produttore Roberto Sessa – ha aggiunto Lucano – ha avuto dei contatti e che l’amministratore delegato della Rai ha detto che, finché ci sarà questa questione politica che vede queste contrapposizioni fra destra e sinistra, la teoria dell’immigrazione che è contenuta in questa fiction non può essere mandata in onda. Così è stato riferito dall’Ad Roberto Sergio al produttore».

Le circostanze raccontate dell’ex primo cittadino sono state tuttavia smentite dalla Rai. «In merito alla notizia di un colloquio tra l’amministratore delegato Rai Roberto Sergio e il produttore Roberto Sessa, come riferito dal signor Mimmo Lucano, nel quale si sarebbe parlato della messa in onda della fiction sul ‘modello Riace’ si precisa che quanto riportato è totalmente falso – sottolinea Viale Mazzini – I termini attribuiti e riportati dal produttore non appartengono alla dialettica dell’amministratore delegato. In assenza di una smentita ufficiale l’azienda si riserva di tutelarsi in ogni sede».

In serata Lucano, contattato dall’Ansa, ha dunque precisato il senso delle sue affermazioni sulla mancata messa in onda della fiction, interpretata da Beppe Fiorello, incentrata sul “modello Riace” per l’accoglienza dei migranti. «Mi dispiace che su una frase relativa alla fiction sulla mia storia come sindaco di Riace si siano scatenate ulteriori incomprensioni. Non le capisco e, a dire la verità, le trovo fuori luogo – ha detto Lucano – Il giorno della sentenza d’appello, lo scorso ottobre, ho ricevuto tantissimi messaggi di solidarietà e di affetto, tra cui quelli di Roberto Sessa, produttore per conto di Picomedia della fiction. Con Sessa ho avuto rapporti di stima e di affetto e ritengo che siano rimasti tali nonostante il tempo trascorso da quando è venuto a Riace. Ribadisco, nella sostanza, quanto ho detto nell’intervista anche se, nella giornata convulsa che coincise con la sentenza d’appello, ci può essere stato qualche fraintendimento tra me e Sessa».

«Ricordo – dice ancora l’ex sindaco di Riace – che Sessa, oltre a esprimermi la sua gioia per la sentenza, mi disse che adesso ci sarebbero stati i presupposti per trasmettere la fiction. E che, di questo, avrebbe parlato nei giorni a seguire con la Rai. Trascorse un paio di settimane da quella prima telefonata, il produttore della fiction mi ha richiamato per dirmi che i contatti con la Rai erano stati infruttuosi. Resta un dato, però, che va al di là della polemica strumentale sulle mie dichiarazioni: quella fiction, prodotta dalla Rai con i soldi pubblici, ancora oggi, a distanza di diversi anni, pur essendo pronta, non è mai andata in onda. La Rai, se vuole veramente tutelare i suoi interessi, spieghi una volta per tutte come mai ancora non ha trasmesso la fiction. Tutto il resto, comprese le mie dichiarazioni, ha poco rilievo e non aiuta nessuno».