Per il procuratore di Catanzaro l'Italia è all'avanguardia mentre gli altri Paesi negano il problema da anni, anche per non scoraggiare gli investitori stranieri
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«L'Italia è all'avanguardia nel contrasto alle mafie. È attrezzata sia a livello normativo che per quanto riguarda la preparazione della polizia giudiziaria. È l'Europa a non essere attrezzata, né nel contrasto alle mafie, né nel contrasto al riciclaggio». A dirlo è il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri a Sky Tg24 "Live in Firenze" dove ha partecipato a un incontro, insieme al vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi, sul tema del contrasto alla criminalità organizzata.
Se l'Italia è all'avanguardia, rispetto agli altri Paesi, ha aggiunto Gratteri, «l'Europa è una grande prateria dove le mafie possono pascolare e che si occupa poco di sicurezza. Gli altri Stati non vogliono ammettere il problema delle infiltrazioni mafiose. Vi è un rigetto, un rifiuto. Forse perché poi dovrebbero spiegare ai propri cittadini perché per 25 anni hanno negato il problema. Inoltre, dire che c'è la mafia scoraggerebbe gli investitori stranieri».
Il magistrato ha spiegato che ormai le mafie hanno invaso il mondo occidentale: «Basti pensare che la Germania è il secondo Paese per infiltrazione mafiosa. In Germania vi sono decine di locali di 'ndrangheta». Anche se il nostro Paese è attrezzato rispetto alla «prateria» Europa, «si può fare di meglio», ha detto Gratteri. Secondo il magistrato sono necessarie modiche alla normativa «affinché non sia più conveniente delinquere. Quello che manca è la volontà politica a intervenire perché non sia più convenite delinquere».
Nel corso della trasmissione è stata ascoltata la testimonianza di un ristoratore finito nella morsa dell'usura a causa dei problemi provocati dalla pandemia. Gratteri ha spiegato che le mafie sono «molto brave a investire nella ristorazione». Alla domanda se le denunce di usurati sono aumentate, Gratteri ha detto: «Abbiamo notato un aumento ma il problema dell'usura è che dura anni, è una lenta agonia. Non si denuncia per due motivi: per paura e per dipendenza psicologica. L'usurato ragiona come un tossicodipendente: crede di poterne uscire prima o poi».