L’olivo bianco della Madonna è stato messo a dimora dai detenuti nel cortile interno del carcere di Palmi. Un messaggio di speranza, di cambiamento e fiducia. Prosegue così il progetto voluto dall’associazione Archeoclub sezione di Vibo Valentia, in collaborazione con la sede nazionale, che ha già interessato gli istituti penitenziari di Rossano, Cosenza, Vibo Valentia e Laureana di Borrello.

Presenti all’iniziativa il vescovo della diocesi Oppido Mamertina-Palmi Giuseppe Alberti, il cappellano del carcere Vittorio Castagna, alcuni rappresentanti dell’archeoclub tra cui la presidente Anna Murmura, il direttore della casa circondariale Marianna Stendardo, il comandante del reparto di polizia penitenziaria Paolo Cugliari e il responsabile Area trattamentato Domenico Ciccone.

«Il progetto prevede lo studio e la rivalutazione dell’olivo bianco o anche olivo della Madonna – spiega Anna Murmura -. Olivo bianco, poiché le piante sviluppano i frutti di questa eccezionale colorazione simbolo di purezza; della Madonna, perché questo genere di olivo è legato ai santuari. Difatti, in antichità, prima dell’avvento dell’energia elettrica, con esso si usava fare l’olio per le lampade di uso religioso. Adesso, le piante le acquistiamo nei vivai, ma l’idea è che le carceri lavorino per la loro riproduzione, e che, infine, vengano piantumate negli spazi all’aperto delle chiese calabresi».

Il vescovo Alberti ha benedetto l’alberello, l’intera struttura e tutti i presenti, insieme ai quali ha elevato una preghiera al Padre. «Nella sua semplicità è un’iniziativa di grande valenza e dall’ampia capacità simbolica – ha affermato il prelato -. L’olivo è un segno di riconciliazione e rinascita. Chi vive qui, in una condizione di sofferenza umana, può pensare a un domani migliore. Noi siamo chiamati a costruire le condizioni affinché si realizzi».