È stata una mattinata fortemente improntata alla legalità quella vissuta oggi dagli studenti e dal corpo docente del liceo Scientifico Zaleuco di Locri, una mattinata legata al ricordo del giudice reggino Antonino Scopelliti, assassinato il 9 agosto 1991 in un attentato mafioso a Piale di Villa San Giovanni (Reggio Calabria). Ad omaggiarne il ricordo è stata la figlia del magistrato, Rosanna Scopelliti, nel corso di un incontro inserito nell’ambito del progetto “Azione della legalità” promosso dall’associazione Libera con il coinvolgimento di alcune classi del liceo scientifico. Presenti all’incontro anche la dirigente scolastica Carmela Rita Serafino e il sindaco facente funzioni di Locri Giuseppe Fontana.

«Il ricordo di mio padre va trasmesso e va raccontato ai ragazzi - ha commentato Rosanna Scopelliti - è molto importante perché attraverso questo racconto, così come i racconti di tutte le storie delle vittime di mafia, si possono ritrovare degli esempi. L’esempio di mio padre è l’esempio di un giovane calabrese che ha scelto di formarsi, di studiare e di impegnarsi per tenere alto anche il nome del suo territorio. Questo è un territorio molto complicato e l’impegno dei ragazzi, la voglia, la loro determinazione sono fondamentali affinché ci si possa liberare dalla mafie». 

Quello del magistrato Scopelliti è ancora oggi, dopo più di 30 anni, un caso irrisolto e per il quale la figlia Rosanna non ha mai smesso di rivendicare giustizia e verità. Dal 2019, nella lista degli indagati della Procura di Reggio Calabria per il delitto Scopelliti c’è anche il superboss Matteo Messina Denaro, arrestato a Palermo lo scorso 16 gennaio; arresto verso il quale Rosanna Scopelliti si è detta totalmente indifferente: «Messina Denaro susciterà il mio interesse nel momento in cui parlerà di quello che ha fatto e parlerà anche del delitto Scopelliti, così come di tutti quegli altri delitti irrisolti di cui sicuramente sa molto più di quanto noi immaginiamo. È l’unico modo che ha per dare un minimo di senso agli ultimi mesi o anni di vita che gli restano».