Inutili, finora, le numerose segnalazioni dell'associazione che ora lancia un appello per salvare un'infrastruttura di interesse turistico tutelata per legge. Il presidente: «Il servizio risulta sospeso e l'ufficio informazioni non è più raggiungibile al telefono»
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Roberto Galati e i ragazzi dell’associazione Ferrovie in Calabria sono amareggiati. E lanciano l’allarme: lo storico treno a vapore della Sila è finito su un binario morto. «Proprio di questi giorni, un decennio fa, grazie alla disponibilità ed alla lungimiranza dell'allora presidente di Ferrovie della Calabria Giuseppe Pedà e del direttore generale Giuseppe Lo Feudo, l'associazione Ferrovie in Calabria lanciava il primo treno turistico sulla rete ferroviaria a scartamento ridotto calabrese».
A distanza di 10 anni dal primo treno turistico sulla rete di Ferrovie della Calabria, la situazione relativa al Treno della Sila è tutt'altro che chiara, ma è soprattutto è estremamente preoccupante.
«Il servizio risulta sospeso dallo scorso 4 febbraio, data di effettuazione dell'ultima corsa. Da allora neppure i numeri di cellulare dell'ufficio informazioni del Treno della Sila risultano più raggiungibili. La nostra associazione da oltre 7 mesi non organizza più eventi con il Treno della Sila. Non sappiamo perché le nostre puntuali e numerose segnalazioni inviate a mezzo pec alla Regione Calabria ed al presidente Occhiuto, sono rimaste senza risposta».
Desta grande preoccupazione il futuro stesso del Treno della Sila. Da oltre un anno, infatti, la tratta Moccone - San Nicola Silvana Mansio, è stata limitata a Camigliatello.
«C’è da aggiungere la gravissima, inaccettabile (e passata sotto silenzio) perdita delle risorse per la riattivazione del tratto San Nicola Silvana Mansio - San Giovanni in Fiore. Adesso, come in realtà era purtroppo prevedibile, il servizio risulta totalmente sospeso».
Le motivazioni sembrerebbero legate a problematiche riscontrate sull'infrastruttura ferroviaria, che necessiterebbe di interventi urgenti di manutenzione.
«Ciò si deduce anche dal fatto che le corse non siano state programmate neppure con il locomotore Diesel Lm4 600, cosa che avrebbe fatto presupporre una problematica tecnica “solo” alla locomotiva a vapore Fcl 353. Il servizio è semplicemente cessato, nessuno sa perché, e non giunge alcuna spiegazione al pubblico».
Ma chi sono i vostri interlocutori in Regione? Perché tutto questo silenzio?
«Né da parte dell'assessore al ramo, Staine, alla quale abbiamo più volte, invano, esposto le nostre preoccupazioni, né da parte di Ferrovie della Calabria sono giunte risposte e chiarimenti ufficiali ai calabresi. Così abbiamo ritenuto opportuno rendere pubbliche le nostre preoccupazioni. Nelle prossime settimane sarà sicuramente utile e necessario discutere di quanto accaduto negli ultimi due anni, durante i quali peraltro la nostra associazione è stata gradualmente esclusa dai rapporti con Ferrovie della Calabria. Esclusione diventata totale da parte dell'au Ernesto Ferraro - e ciò è gravissimo - nel momento in cui la nostra associazione è intervenuta sulla questione della “scomparsa” della locomotiva a vapore Fcl 502 da anni accantonata a Serrastretta. Una vicenda paradossale, ben lungi dall'essere realmente chiarita, che sarà anche questo argomento a sé stante».
Le vostre critiche pubbliche hanno anche riguardato la gestione del treno della Sila. Cosa è successo?
«Basti guardare le spese dissennate per tenere in piedi spettacoli briganteschi di pessimo gusto, che rappresentano la peggiore parentesi storica della nostra terra e soprattutto relative ad un'epoca antecedente alla nascita delle Ferrovie Calabro Lucane, quindi totalmente fuori contesto storico. Spese, si specificava, passate sotto silenzio, mentre giorno dopo giorno la vera mission aziendale, ovvero il mantenimento dell'infrastruttura ed il recupero delle tratte non ancora attive - non solo turistiche -, che avrebbero portato ulteriore sviluppo al territorio, veniva e viene messa da parte».
Ma c’è un modo per garantire un futuro e dignità al servizio turistico del Treno della Sila, un vero e proprio gioiello di promozione turistica dell’Altopiano della Sila?
«È indispensabile garantire costantemente la manutenzione dell'infrastruttura sapendo inoltre utilizzare nel tempo le risorse necessarie alla riapertura dei 67 km di linea ferroviaria da Pedace a San Giovanni in Fiore (e non certo per realizzare piste ciclabili su parti del tracciato). Ma questo avverrà solo nel momento in cui la gestione sarà trasferita a Rete Ferroviaria Italiana relativamente all'infrastruttura, ed a Treni Turistici Italiani relativamente al servizio».
Quali sarebbero le ragioni di questa scelta?
«Il gruppo Fs Italiane ad oggi, con evidenza quotidiana, risulta l'operatore più importante ed efficiente relativamente allo sviluppo del turismo ferroviario italiano, ed al recupero delle linee ferroviarie e del materiale di interesse storico. Ricordiamo che grazie al forte impegno della nostra associazione che ha favorito l'avvio di rapporti tra Ferrovie della Calabria e l'ingegnere Vittorio di Giacomo, sono stati trasferiti in Calabria, da Roma, storici rotabili salvati dalla demolizione da Di Giacomo negli anni '70: dalle Emmine, alle vetture a terrazzini alla locomotiva Fcl 358, va evitato ad ogni costo il rischio di abbandono o cessione “alla buona” di materiale rotabile storico, peraltro automaticamente tutelato dalla Soprintendenza. La preservazione ed il recupero di essi, visto il recente trascorso, solo il gruppo Fs Italiane attraverso Fondazione Fs Italiane, può essere in grado di garantirlo».
Il personale delle Ferrovie della Calabria ha saputo garantire il perfetto funzionamento delle corse turistiche del treno della Sila.
«Dobbiamo valorizzare le enormi competenze e la passione delle maestranze di Ferrovie della Calabria che in questi anni, tra mille difficoltà e sacrifici personali, sono riuscite a garantire sia la complessa manutenzione della locomotiva a vapore Fcl 353 e delle vettore storiche, che la condotta dello stesso Treno della Sila».
L’auspicio della vostra associazione qual è?
«Facciamo appello a tutti i livelli istituzionali regionali e nazionali, in primis al ministero competente, affinché l'infrastruttura di interesse turistico tutelata dalla Legge 128/2017 possa celermente essere trasferita nelle competenze del Gruppo Fs Italiane. Comunque vada, speriamo di essere ancora in tempo, per non perdere il treno. È proprio il caso di dirlo».