I ricercatori statunitensi confermano l’effetto antitumorale della glicirrizina. La ricerca è ancora all’inizio ma i primi risultati sono promettenti. Quella calabrese è la radice più pregiata
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Da millenni, la radice della liquirizia è utilizzata dalla medicina tradizionale di molte civiltà. Secondo alcuni studi, se consumata in dosi limitate la liquirizia è una valido rimedio naturale per tenere sotto controllo eventuali disturbi che riguardano l’apparato digerente, tuttavia, un consumo eccessivo potrebbe influire in maniera negativa sulla pressione del sangue. Una conseguenza che non deve essere sottovalutata da tutti coloro che soffrono di ipertensione.
Focalizzando l’attenzione sui benefici, la liquirizia potrebbe diventare un'arma importante nella lotta contro alcuni tumori. Secondo quanto riporta il sito Study Finds, i ricercatori dell'Università dell'Illinois di Chicago hanno affermato che la liquirizia - in commercio prevalentemente sotto forma di caramella - potrebbe infatti aiutare a prevenire e persino a curare alcuni tipi di cancro, come quello al seno o alla prostata.
La ricerca
Il professiore Gnanasekar Munirathinam, associato nel dipartimento di scienze biomediche del College of Medicine di Rockford, è l’autore di queste straordinarie scoperte, emerse mentre studiava sostanze derivate dalla pianta di liquirizia Glycyrrhiza glabra. A quel tempo, Munirathinam e il suo team si stavano concentrando sull'effetto della liquirizia sul cancro alla prostata.
Gli autori dello studio ipotizzano che una sostanza derivata dalla liquirizia, la Glicirrizina, potesse aiutare a creare nuovi "agenti" per il trattamento clinico del cancro. «Quando esaminiamo la ricerca là fuori e i nostri dati, constatiamo che la glicirrizina e il suo derivato, l’acido glicirretico, abbiano un grande potenziale come agenti antinfiammatori e antitumorali», ha detto Munirathinam.
«Sono necessarie ulteriori ricerche su come queste potrebbero essere utilizzate al meglio per sviluppare terapie- ha aggiunto il professore-, ma questa sembra essere un’area promettente della ricerca sul cancro».
Al momento sono stati condotti pochissimi studi clinici sull'uomo, così come affermato dallo stesso Munirathinam. Una ricerca simile era già stata effettuata nel 2003 dai ricercatori della Rutgers University del New Jersey, e venne pubblicata sulla rivista 'Journal of Agricultural and Food Chemistry'
La liquirizia in Calabria
Non tutti sanno che la Calabria produce circa l'80% della liquirizia italiana. Questa pianta proviene prevalentemente dalla zona costiera jonica e l'area di maggiore trasformazione si trova nel comune di Corigliano Rossano. Produzioni rilevanti di liquirizia si trovano anche ma anche nel Crotonese, nella zona di Isola Capo Rizzuto.
La storia
La pianta della liquirizia venne importata in Calabria dai greci circa 700 anni prima di Cristo. In modo particolare nell'area jonica cosentina, la radice della liquirizia trovò un microclima ideale, e addirittura si sviluppo un diverso ecopito, come può essere dimostrato dalle mappature genetiche effettuate. Questa particolare liquirizia cresce su terreni argillosi, le sue radici arrivano a una profondità di 120-130 cm, ed è una pianta che cresce da sola, senza particolari interventi da parte dell’uomo. Viene coltivata in 208 comuni calabresi.
La prima fabbrica di liquirizia calabrese fu realizzata nella Sibaritide nel 1715, dal Duca di Corigliano. Altre aziende sorsero sempre nel 1700 e sempre nella Sibaritide, ad opera di famiglie nobili e feudatari: Amarelli (1731), Abenante (divenuta poi Martucci nel 1808) e Labonia nel territorio di Rossano e Castriota-Scanderbeg (divenuta poi Solazzi) in quello di Corigliano.
L'industia della trasformazione della liquirizia, continuò a svilupparsi in Calabria anche nel corso del 1800, e riusciì a conquistare, grazie all'elevata qualità del prodotto, i mercato europei e americani. Nella seconda metà del XIX l'esportazione di liquirizia calabrese si consolidò per poi ampliarsi nel primo decennio del XX secolo, e ancora nel primo ventennio del 1900.
All'epoca le aziende che producevano liquirizia si erano quasi tacitamente divise le aree di influenza. La Baracco di Isola Capo Rizzuto, esportava in modo particolare verso Danimarca e Norvegia. La Conte d'Alife - Solazzi di Corigliano, in Svizzera, mentre la Longo di San Lorenzo del Vallo e la Zagarese di Rende in Francia e Belgio.
Il museo della liquirizia
In Calabria, nell'antico palazzo Amarelli ubicato a Rossano, ha sede il Museo della liquirizia Giorgio Amarelli che ospita la storia e il passato di questo prodotto. Il sito è tra i musei d’impresa calabrese più visitati in Italia, secondo solo a quello della Ferrari, ed è l'unico al mondo dedicato alla liquirizia ed alla sua laborazione. Un orgoglio in più per la città del Codex, e in generale per la Calabria, che vanta un significativo attrattore turistico e culturale.
Le caratteristiche e la certificazione Dop
La “liquirizia di Calabria” ha ottenuto la certificazione Dop (Denominazione di Origine Protetta) nel 2011. Tale liquirizia, deve avere determinate caratteristiche, in primis provenire dalle coltivazioni e dallo spontaneo di Glychirrhiza glabra nella varietà denominata in Calabria “Cordara” e rispondente alle condizioni e i requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione.
Sono diverse le varietà di liquirizia esistenti, ma la più apprezzata, e venduta, resta appunto la Glabra. La pasta è nera, densa, lucida e profumata. La Glabra ha un gusto dolce-amarognolo e si può trovare in commercio in forme variabili: dai classici cilindretti, al bastoncino, tonde o schiacciate.