Qui si trovano i pini larìci più antichi d’Europa, alberi monumentali di straordinario valore. La direttrice Simona Lo Bianco: «Lavoriamo per rendere il sito fruibile a tutti»
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Un tesoro unico al mondo. I Giganti delle Sila. Dal 2016 sono una Riserva biogenetica naturale protetta affidata al Fai allo scopo di garantire la tutela e la valorizzazione di questo meraviglioso bosco plurisecolare.
Simona Lo Bianco, direttrice della Riserva Fai ‘I Giganti della Sila’ e i ragazzi che collaborano con lei in questi anni hanno scritto una pagina nuova per i Giganti. Anche la stagione estiva appena conclusa è stata particolarmente positiva. «La Riserva è stata affidata al Fai dal Parco Nazionale della Sila che è il proprietario. Questo significa innanzitutto che mettiamo in essere un tipo di gestione che vede la collaborazione pubblico-privata per valorizzare al meglio uno dei boschi plurisecolari più importanti d’Italia. Un aspetto innovativo per la nostra Regione in cui fare rete non è così scontato. Un aspetto innovativo anche perché tutto ciò avviene nei confronti di un patrimonio naturalistico e l’approccio manageriale verso luoghi così è ancora molto lontano in altre parti della Calabria».
Con tutto il patrimonio che abbiamo, dovremmo mettere a sistema le risorse naturalistiche che arricchiscono l’offerta culturale e turistica di chi sceglie di visitare questa regione ancora tutta da scoprire.
«Esattamente. Faccio un esempio: nel 2016, gli ingressi ai Giganti hanno registrato circa 17.000 persone. Con un lavoro di programmazione, comunicazione, gestione analitica e formazione del personale, oggi abbiamo più che raddoppiato gli ingressi, ampliando le nostre proposte culturali e specializzandoci sempre più in una accoglienza di qualità».
La storia di questo tesoro di inestimabile valore, conosciuta anche come riserva naturale del Fallistro, comincia nel XVII secolo.
«Quello che i nostri visitatori scoprono quando fanno visita ai Giganti è esattamente la storia incredibile che c’è dietro. Qua non parliamo solo di un patrimonio naturalistico, qua parliamo anche di un patrimonio storico e culturale. Un patrimonio che affonda le sue radici nel 1600, ma in realtà anche prima. Questi alberi ci dicono tanto della storia della Sila, dell’economia agro-pastorale, della storia di baroni e contadini, dell’approccio spirituale e pagano che avevamo nei confronti della natura, degli usi e costumi che ruotavano intono ai nostri boschi, della funzione che il nostro patrimonio naturalistico ha avuto nel corso delle epoche storiche. Questi alberi ci dicono tanto anche di diari scritti da viaggiatori nel corso del Grand Tour, di come siano stato oggetto di scambi economici, del rapporto che la gente del luogo aveva con essi. Potrei continuare fino all’infinito. Ma questo è per far capire, come dico sempre, che I Giganti non sono semplicemente “alberi”».
I Giganti rappresentano l'ultima testimonianza dell'antica foresta silana, conosciuta dai Romani come Silvia Brutia.
«La storia del nostro patrimonio naturalistico parte ancora prima, e cioè dall’epoca greca. Quando Archimede costruì la nave più grande dell’antichità, l’albero maestro era un Pino Larìcio e cioè la tipologia di albero che è presente nella nostra Riserva. Le imbarcazioni di epoca romana erano costruite con i nostri Pini Larìci. I romani poi mica erano scemi! Avevano capito il pregio delle nostre risorse e proprio da questi alberi ottenevano legname, ma non solo. Estraevano una resina preziosa, che divenne un business per loro e per le popolazioni successive. Questa resina era universalmente conosciuta come pece bruzia, era considerata la più profumata e apprezzata del mondo antico, tanto che Strabone scrisse: “…la Sila produce la pece migliore che si conosca, detta pece bruzia”. Ma si estraeva anche la Deda, cioè pezzi di legno resinoso che, ridotto a scaglie, serve per accendere velocemente il fuoco e per illuminare le case.
Se oggi abbiamo I Giganti è grazie alla baronessa Paola Manes Mollo. Un’altra bella storia da raccontare.
«Vero. La baronessa fece una protesta per salvare gli ultimi Pini giganti dai massicci disboscamenti. Una storia incredibile, emozionante e su questa storia abbiamo oggi la testimonianza di Alfredo Salzano che in quella protesta era presente. Devo molto a queste due figure. Oggi portiamo avanti il lavoro che proprio loro hanno iniziato negli anni ’80: sensibilizzare e divulgare l’importanza del patrimonio naturalistico».
In questa riserva troviamo gli spettacolari Pini Larici, e poi una varietà di flora e fauna uniche.
«Esatto. Si tratta dei Pini Larìci più antichi d’Europa, si tratta di alberi monumentali. Il Pino Larìcio è anche noto come Pino Nero Silano ed è una sottospecie del Pino Nero (Pinus nigra) diffusa in Corsica, Calabria e Sicilia
Ma nella Riserva c’è tanto altro.
«Passeggiare tra I Giganti significa imbattersi in aceri montani, faggi, sambuchi, pioppi, castagni, piante officinali (come la rosa canina) e tanto altro. Non solo, anche la fauna dei Giganti riflette la fauna silana: scoiattoli, picchi, insetti, tutti elementi preziosi per raccontare storia e biodiversità dei Giganti e della Sila».
I mutamenti climatici stanno cambiando il volto della montagna calabrese. E anche il suo futuro potrebbe essere a rischio. Lo scorso inverno non si è nemmeno vista la neve, una cosa davvero incredibile. Corre rischi anche il Fallistro.
«Anche ai Giganti abbiamo subito le conseguenze dei cambiamenti climatici: l’innalzamento delle temperature ha per esempio fatto esplodere la presenza della processionaria (anche se, ci tengo a specificarlo, la processionaria non ha messo a rischio i Giganti); oppure gli sbalzi climatici (acquazzoni forti o venti potenti) hanno e mettono a rischio alberi che, pazzesco, per 400 anni non avevano subito quasi nulla dalla natura (gli unici danni, infatti, sono sempre stati per mano umana). Anche per questo il FAI investe ogni anno ingenti somme nella tutela del luogo, nel ripristino delle condizioni di sicurezza. Le attività di manutenzione assorbono molto del nostro lavoro e sono imprescindibili per un luogo come il nostro».
L’estate 2024 è stata molto positiva per la montagna calabrese. Tanti i visitatori.
«Sono molto felice di poter dire che il trend in crescita dei Giganti si conferma anche quest’anno. Ed anche quest’anno nel mese di agosto siamo stati il Bene Fai più visitato d’Italia (ricordiamo che oltre 70 i Beni che il Fai gestisce nella nostra nazione). Nel 2023 abbiamo chiuso con il 14% di visitatori rispetto al 2022. Il 2024 non è ancora finito, ma registriamo già oltre il 22% in più di ingressi rispetto a settembre dell’anno scorso. Moltissimi turisti stranieri, soprattutto nei mesi primaverili, anche se su questo target intendo lavorare molto di più. Sicuramente siamo felici di questi dati pazzeschi, ma da un po' cerchiamo di destagionalizzare gli arrivi cercando di creare proposte culturali da aprile a novembre, e cioè lungo il periodo di apertura della Riserva».
Vogliamo sperare che questi non siano solo dati che pesano solo la quantità.
«Alcuni aspetti che ho notato in più rispetto agli anni precedenti riguardano la qualità e l’attenzione dei nostri visitatori: molto colti, curiosi ed entusiasti. Riguardano la tipologia di target: tantissime famiglie e giovani. Infine riguardano una maggiore sensibilità verso il nostro lavoro: moltissimi partecipano alle nostre attività, moltissimi visitano la Riserva con i propri amici a 4 zampe».
La cosa molto interessante dell’attuale gestione della Riserva del Fallistro è che dei Giganti si parli anche fuori dall’Italia.
«Esattamente. Oggi siamo anche in circuiti internazionali di vendita di esperienze culturali/turistiche come Get Your Guide e Tiqets. In riferimento a Tiqets, notizia di questi ultimi giorni, siamo stati nominati come Best Landmark in Italia nel 2024 accanto a luoghi come il Duomo di Milano, il Palazzo Reale di Torino o il Museo del Milan di Milano. Avremo i risultati proprio fra qualche settimana.
Interessante anche il fatto che sia stato messo in atto un cronoprogramma fitto di eventi ed iniziative.
«Dai trekking, alle serate astronomiche, dalle immersioni forestali ai momenti musicali. Moltissime sono le iniziative che portiamo avanti grazie alla collaborazione con realtà del territorio. I Giganti, ad esempio, sono una tappa della kermesse musicale dell’Associazione Be Alternative molto famosa nel panorama regionale e non solo».
Ma è necessario guardare al futuro, investire, progettare, programmare.
«Stiamo lavorando già da un po' su un progetto molto importante legato all’accessibilità fisica e cognitiva. Il nostro desiderio è rendere I Giganti fruibili da tutti. Ma soprattutto sono in corso i lavori di restauro del Casino Mollo, quest’edificio del ‘600 che la Famiglia Mollo ha donato al Fai e che diventerà un centro culturale e museale importante. Nell’ambito di questa futura apertura cercheremo di sviluppare l’aspetto della sostenibilità ambientale (ad esempio avremo sicuramente i pannelli solari), ma più in generale cercheremo di restituire alla comunità un luogo storico rimasto chiuso per troppo tempo».